Notizie interessanti sono venute fuori dal convegno di Buongiorno Ceramica 2018 a Napoli , che precede le manifestazioni di questo fine settimana al Museo di Capodimonte e al Museo Duca di Martina. Si tratta di un’iniziativa nazionale che esiste già da alcuni anni ma che, finora, a Napoli era stata dimenticata.
Ce ne ha parlato, durante la presentazione, l’assessore alle Attività Produttive del Comune di Napoli, Enrico Panini, al quale, tuttavia, non può essere attribuita questa dimenticanza, perché è in carica da meno di un anno. Panini ha specificato che, in tutti i paesi titolari di una tradizione ceramica, le Amministrazioni pubbliche ne supportano la produzione con incentivazioni promozionali ed economiche, ottenendo grandi risultati e che ora anche il Comune di Napoli, seppur modestamente, lo farà. Ha quindi elogiato il direttore della Reggia-Museo e del Real Bosco di Capodimonte, Sylvain Bellenger, che ha portato questa iniziativa a Napoli, coordinando l’incontro. Bellenger, che già da tempo aveva in mente la promozione della ceramica napoletana, nata in epoca borbonica proprio nel Real Bosco, ha parlato della felice collaborazione iniziata con l’architetto Valter de Bartolomeis, il nuovo direttore dello storico Istituto Caselli che, tuttora, ha qui la sua sede. L’Istituto, per il suo insegnamento dell’attività ceramica, insieme all’Istituto veronese per la formazione di giovani liutai, è, in Italia, uno dei due Istituti d’Istruzione d’Indirizzo Raro e, come tale, avrebbe dovuto godere dei supporti promozionali ed economici nazionali, ha detto de Bartolomeis, che collaborerà con Bellenger per la promozione e la valorizzazione della produzione napoletana, adoperandosi ad attivare legami e collaborazioni nazionali e internazionali, particolarmente con la Cina.
Antichi, si sa, sono i rapporti di Napoli con l’Oriente, testimoniati anche dalla nascita dell’Istituto Orientale, primo in Europa, nel 1743, lo stesso anno in cui nasceva la fabbrica di Capodimonte. Di questi legami ci ha parlato, nel convegno, anche Luisa Ambrosio, Direttrice del Museo Duca di Martina, che ha sede nella villa Floridiana dove, oltre quelle europee, vi sono molte ceramiche cinesi di epoca Tan (618/906), Ming (1368/1644) e Quing (1644/1911). A Capodimonte, invece, vi è una preziosa raccolta di porcellane (6500 pezzi), soprattutto di provenienza borbonica. Nessuno è così insensibile da non ammirare la Caduta dei Giganti, collocata a un ingresso del museo, da non restare pieni di stupore e meraviglia vedendo il Salottino di Porcellana della regina Amalia, la amatissima consorte di Carlo di Borbone. Ma in questi giorni si può anche vedere il Servizio da Tavola con Uccelli, che riporta l’attenzione alla natura e agli uccelli che tuttora vivono nel Real Bosco.
La ceramica di Capodimonte vanta la produzione di una porcellana raffinata, di un bianco particolare, unica in Europa, e potrà diventare leader nel settore. Per fare ciò, sarebbe importante l’intervento delle istituzioni che, informa l’assessore Amedeo Lepore, promuovono un bando regionale di 20 milioni di euro e un altro di 10 milioni, in scadenza il 25 di questo mese. Tramonta oggi, almeno in Italia, l’industria di massa di tradizione fordista, mentre si ricerca la qualità del prodotto. La ceramica di Capodimonte è un artigianato di qualità che si sta rinnovando. Sarà una produzione di nicchia, d’accordo, ma da distribuire in tutto il mondo. Difendendo il nome e il marchio: il tradizionale giglio borbonico. E anche il prezzo: se il buono costa caro, anche il prezzo alto rende pregevole un prodotto.
Qui il programma completo delle attività del fine settimana. (
Adriana Dragoni)