Tra Fendi, Roma e l’arte c’è un legame storico, che dura dal 1925, quando
Edoardo Fendi e
Adele Casagrande fondarono la maison di moda. Un’affinità di suggestioni e intenti che,
come avevamo anticipato, sarà ancora più solida grazie alla nuova partnership con la Galleria Borghese, insieme per un progetto a lunga durata, con obiettivi ambiziosi, per andare oltre il singolo evento e proporre una buona pratica di sistema. Il sodalizio è stato presentato ufficialmente questa mattina, in occasione di una conferenza stampa negli spazi del Museo romano, alla presenza del Ministro
Dario Franceschini, di
Anna Coliva, Direttore dell’istituzione museale, e di
Pietro Beccari, Presidente e Amministratore Delegato di Fendi. Il programma della collaborazione avrà durata triennale e, tra esposizioni e approfondimenti, sarà incentrato su una figura d’eccezionale rilevanza nel panorama artistico mondiale, la cui cifra stilistica identifica anche un certo saper fare italiano,
Michelangelo Merisi da Caravaggio.
«È un momento fondamentale perché, per la prima volta, dopo anni, si sostiene la ricerca in un museo italiano e non solo per una grande mostra. Ma l’accordo con Fendi sarebbe stato difficile da attuare se non ci fosse stata l’autonomia dei Musei. La conoscenza è il nostro compito e questo progetto fa sperare in possibilità future, che possano portare risultati di valore», ha dichiarato Coliva, commossa nel ricordo di Carla Fendi.
La collezione della Galleria Borghese conserva un’ampia raccolta di opere dell’artista, come il Bacchino Malato, il Giovane con Canestra di Frutta, la Madonna dei Palafrenieri e il San Girolamo. Ed è da questa situazione che si è sviluppato il piano di lavoro, che prevede la costituzione di un centro di studi, diagnostica e ricerca storico-artistica su Caravaggio, «il cui modello potrà essere applicato ad altre strutture», ha specificato Coliva, e si proporrà come punto di riferimento di primaria importanza, anche per sventare le false attribuzioni che spesso funestano il corpus di opere. I progressi negli studi e i risultati saranno diffusi su una piattaforma digitale, aggiornata con una banca dati esaustiva, comprendente materiali bibliografici, documentari, archivistici, filologici, storiografici, iconografici, e sarà dotata anche di un corredo diagnostico in forma digitale. Per divulgare tale progetto innovativo, la Galleria Borghese e Fendi hanno concepito un programma espositivo dedicato all’artista, che approderà, lungo i tre anni, nelle più importanti istituzioni museali, dagli Stati Uniti all’Asia. La prima tappa della mostra sarà a novembre 2017 al Getty Museum di Los Angeles ma la prima mostra della Galleria Borghese che Fendi supporterà, sarà la grande monografica dedicata a Gian Lorenzo Bernini, in apertura il prossimo 31 ottobre.
L’incontro tra la maison e l’istituzione fu anticipato «scherzosamente o quasi dallo stesso Franceschini, che invitò Fendi ad “adottare” un museo», ha ricordato Beccari, che ha anche citato le diverse occasioni in cui il marchio ha supportato l’arte e la cultura, da “Matrice”, mostra al Palazzo della Civiltà Italiana, a Foglie di pietra, l’installazione in Largo Goldoni, entrambe di Giuseppe Penone, passando per il sostegno al Padiglione Italia all’ultima Biennale d’Arte di Venezia e per i restauri della Fontana di Trevi, presentati in occasione di una sfilata di abiti disegnati da Karl Lagerfeld. Un impegno costante che, negli ultimi sei anni, ha portato Fendi a investire più di 10 milioni di euro. «L’incontro tra Fendi e Galleria Borghese è il risultato dell’abbattimento del dualismo pubblico-privato, obiettivo della riforma che ha cambiato i musei, non più appendici delle sovrintendenze, aggiornandoli ai modelli europei», ha continuato Franceschini, che ha proposto questa occasione come modello, nella speranza che simili situazioni di dialogo possano ripetersi.