Con una mostra dal titolo Archivio attivo, inaugura ufficialmente il 30 novembre 2002 l’attività del Centro per l’Arte Contemporanea di Carbognano, una giovane istituzione che nasce negli spazi della quattrocentesca Chiesa di Santa Maria con l’intento di porsi come luogo espositivo e produttivo rivolto all’attività artistica degli ultimi decenni. Nel grande ambiente ad aula dell’ex
Una relazione stretta con la realtà sostanzia buona parte delle poetiche degli artisti emersi negli ultimi dieci-quindici anni, passando sia attraverso l’esperienza diretta che, in pari misura, attraverso quella mediatica. Raramente tale rapporto si ferma al piano ideologico-politico o a quello cognitivo e, pur partendo da questo tipo di premesse, va sempre più spesso investendo il piano creativo e di conseguenza la dimensione estetica nella sua complessità, con un atteggiamento che si distanzia sia dal crudo atto di denuncia che dall’opposta acquisizione neutra dei dati. Ciò che viene indagato del vivere quotidiano, la mole di informazioni acquisite dagli artisti non rimane dunque inalterato, né va soltanto ad accrescere il bagaglio della memoria. Viene piuttosto “archiviato”, secondo un metodo che non serve, però, per consegnare il passato al futuro.
L’archiviazione avviene secondo una intenzionalità e una processualità di segno attivo, che traduce l’informazione in materia prima per la costruzione di visioni parallele, di universi altri, di mondi possibili, con un atteggiamento costruttivo, attivo per l’appunto, che contrasta con l’immagine della passività ricettiva di cui sembra vittima l’uomo moderno, schiacciato dal “mostro” dei media. Quei brani di realtà divengono i mattoni per la realizzazione (effettiva o ideale) di un qualcosa che per ciascuno assume connotati differenti, del tutto personali. Parlando di “archivio attivo” nei termini sopra esposti si prendono in considerazione dunque al tempo stesso il piano concettuale e quello operativo, chiamando in causa il metodo, il processo ideativo, la piattaforma dei contenuti, la prassi creativa, la mèta formale e, non ultimo, l’impegno esistenziale.
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L'ex chiesa è affascinante, ma sicuramente è uno spazio non facile per gli artisti, per le sue grandi dimensioni. E questo è quello che si avverte in questa mostra: senza dubbio molto interessante per gli artisti esposti, ma le loro opere rimangono un po' isolate ed alcune rischiano di perdersi.
Tuttavia, la mostra ed il luogo, valgono la pena e giustificano i diversi chilometri di strada, in un bellissimo paesaggio, che si devono affrontare per raggiungere il piccolo centro nel viterbese.