In questa rassegna il titolo – Balkan Video – non vuole rappresentare un denominatore comune, ma piuttosto un punto iniziale per rivelare diversità, focalizzare sguardi e riflessioni differenti, posti dalle generazioni emergenti di artisti provenienti da alcuni paesi Balcanici.
Questi artisti si sono formati e hanno cominciato a lavorare nella seconda metà degli anni ‘90, quindi nel periodo segnato da rotture politiche e crisi economiche e sociali, dal isolamento, da conflitti e intolleranze etniche, dalla violenza e dalla guerra… Usando il mezzo del video si confrontano con gli interrogativi che riguardano l’identità culturale, la migrazione e la diaspora, la relazione verso l’altro oppure il rapporto con la storia e con la memoria personale e collettiva, cercando di determinare, attraverso i frammenti del passato e le incertezze del presente, un nuovo senso, una propria poetica e storia.
In Intervista -uno dei suoi più importanti video d’esordio- Anri Sala riscopre la storia personale e collettiva attraverso una intervista filmata fatta alla madre ai tempi della sua militanza politica. E’ un documentario privo di sonoro che l’artista recupera con l’aiuto di esperti, capaci di leggere il movimento delle labbra. A distanza di vent’anni chiede alla madre di commentare quel periodo di slancio idealistico e fervore politico, ma anche di totalitarismo del regime comunista Albanese, mettendolo a confronto con il presente e i cambiamenti in atto. Anche Maja Bajevic (Bosnia) prende spunto dai messaggi politici del periodo comunista, rivelando poi, a distanza di tempo, l’assurdità dei loro significati. Ricama su stoffe con l’aiuto delle donne profughe musulmane slogan come “Viva la fratellanza e l’unità armata dei nostri popoli”, realizzando la performance e il video Women at work/Washing nel hammam di Istanbul, dove per diversi giorni, insieme alle donne, lava le sottili stoffe fino alla loro consunzione, alludendo all’ormai vano senso delle parole ricamate. Il chiuso e spesso nascosto mondo femminile mussulmano è affrontato dall’artista Erzen Shkololli (Kossovo), che ci rende testimoni e partecipi, attraverso il video The Bride, dei loro particolarissimi riti e danze che si svolgono tradizionalmente in occasione del matrimonio. La dualità tra l’intimo e l’alieno e il confronto con la propria terra e il background culturale sono i temi affrontati nei video Hommage e More di Marica Gojevic, artista d’origine Croata che vive in Svizzera. Daniela Kostova (Bulgaria) affronta l’ambiguità di rapporti, o del “rapporto con l’altro”, nel breve, ma molto efficace, video Fair Play. La difficoltà di comunicare, di instaurare rapporti e di superare l’isolamento che ha segnato la Jugoslavia negli ultimi dieci anni è raccontato dalla giovanissima Svetlana Djordjevic; mentre la Greca Katerina Katsifaraki punta l’attenzione sull’emigrazione, la diaspora e la perdita delle radici storiche e culturali. Il gruppo Rumeno Rostopasca e Alina Pentac, più che interrogarsi sull’identità culturale e sulle fratture storiche si occupa con molto umorismo e ironia del presente, della vita urbana quotidiana, dei temi ecologici e di una nuova realtà tutta da costruire sull’avvicinamento tra l’est e l’ovest.
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