Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Anche nel mondo dell’arte contemporanea si fanno sentire gli effetti delle tante segnalazioni di molestie a sfondo sessuale in ambito lavorativo. Dopo Benjamin Genocchio, direttore dell’Armory Show, l’art dealer Anthony o’Doffay, Mario Testino, Bruce Weber, Terry Richardson, l’editor di Artforum, Knight Landesman, e il direttore del public program del Jewish Museum, Jens Hoffmann, adesso altri due nomi nell’occhio del ciclone.
La National Gallery of Art di Washington ha appena annunciato di aver cancellato le prossime due mostre in programma, la prima dedicata a Chuck Close, in apertura il 13 maggio, la seconda a Thomas Roma, prevista a settembre. Entrambi sono stati accusati di comportamenti illeciti, sfruttando il loro potere.
Accusato pubblicamente da molte donne, dalle pagine dell’Huffington Post, Close ha ammesso le sue colpe e si è scusato. Contrariamente a quanto fatto da Roma, che attraverso i suoi avvocati ha fatto sapere che i fatti riportati dal New York Times, come rivelati da alcune sue ex studentesse, sono assolutamente falsi e pieni di imprecisioni. Nel frattempo, però, ha dovuto abbandonare il suo incarico di docente alla Columbia University.
«Vista la recente attenzione sulle loro vite private, abbiamo deciso di rimandare le mostre degli artisti coinvolti. Tutte le parti coinvolte si sono trovate d’accordo sul fatto che questo non è il momento adatto per l’apertura di una mostra», ha detto al Washington Post Anabeth Guthrie, responsabile dell’ufficio comunicazione del museo americano, che non ha ancora fatto sapere come cambierà il programma espositivo.