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Il mondo dell’arte contemporanea è di nuovo in lutto. A neanche un mese dalla morte dell’astrattista Cy Twombly, da Londra arriva la notizia della scomparsa di un altro grande maestro del pennello, questa volta figurativo, Lucien Freud. Aveva 88 anni ed è morto a Londra, città nella quale si era rifugiato con la famiglia nel 1933, l’anno dell’ascesa al potere di Hitler nella sua nazione di origine, la Germania (Freud era nato a Berlino nel 1922). Nipote del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, Lucien era figlio dell’architetto Ernst Freud e padre della scultrice Jane MacAdam Freud.
Studia arte presso le migliori scuole della Gran Bretagna riuscendo ad affermarsi sin da giovanissimo, la sua prima personale risale al 1944. Nel 1951 rappresenta la Gran Bretagna alla XXVII Biennale di Venezia a fianco di Francis Bacon e Ben Nicholson.
Lucien Freud si può definire un ritrattista della carne, ed era lui stesso ad affermare “Voglio che la pittura sia carne”. Pelli sfatte, donne obese, visi scavati, un tratto pittorico caratterizzato da un espressionismo nudo e crudo capace di tirare un gancio ben piazzato a chi lo osservava colpendolo nel profondo.
Una pittura che ha ridefinito i canoni dell’arte figurativa del Novecento e che molti hanno emulato, se pensiamo ai corpi ritratti nelle tele supersize della YBA Jenny Seville.
La sua ultima grande mostra e’ stata la primavera del 2010 al Centre Pompidou a Parigi mentre per l’anno prossimo e’ prevista una sua grande retrospettiva nella capitale britannica in occasione delle Olimpiadi londinesi.
[exibart]