21 febbraio 2013

Collezionare nei piccoli centri. Alla Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia un appuntamento per raccontare il passato e guardare al futuro delle raccolte d’arte

 

di

Galleria Parmeggiani, Reggio Emilia

Cos’hanno in comune Reggio Emilia, Parma, Venezia e Napoli? Su due piedi non verrebbero in mente particolari connivenze e invece sono quattro città che hanno una storia culturale basata anche su un forte collezionismo, che a Reggio Emilia ha portato alla città un’esperienza unica per qualità e specificità, creando i Musei Civici e la galleria Parmeggiani. E proprio qui, domani alle 18, si aprirà il talk “Del Collezionare. Dialoghi e Sguardi intorno al Museo”, un invito a guardare l’attualità della questione del collezionismo, dalla comunanza delle case-museo di Luigi Parmeggiani a Reggio Emilia e di Mariano Fortuny Madrazo a Venezia, verso le nuove vocazioni del collezionare arte e nella sue dinamiche vecchie e nuove. 
Complice di questo incontro la mostra “Loropernoi” di Davide Pizzigoni, ai Musei Civici di Palazzo San Francesco e alla Galleria Parmeggiani; un progetto site-specific dedicato alle collezioni reggiane e alle figure di  spicco della sua storia collezionistica: Gaetano Chierici, Lazzaro Spallanzani e Luigi Parmeggiani, che muove il suo corso dall’indagine antropologica attraverso una serie di scatti dedicati ai guardiani dei musei, sviluppato in più di settanta musei di Francia, Inghilterra, Russia, Brasile, Stati Uniti e Italia, e che sfocia nella riflessione sul misterioso e affascinante legame che stringe, in forme sempre contemporanee, la vita vera con l’arte. In cattedra, per l’occasione, saranno lo stesso Pizzigoni e la curatrice della mostra, Cristiana Colli, il direttore del Museo di Palazzo Fortuny Daniela Ferretti, la soprintendente ai Beni artistici di Parma e Piacenza Mariella Utili e il direttore del museo di Reggio Emilia Elisabetta Farioli. Un’occasione anche per rinfrescare la memoria alla Galleria Parmeggiani, già casa d’artista ed emblematica “camera delle meraviglie” che ben definisce il collezionismo ottocentesco, a metà tra vero e falso.

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