Booths di gallerie di primordine, allestiti con altrettanti nomi di artisti di assoluta qualità: una vera fiera internazionale nel senso più impegnativo del termine.
Qualche esempio? Eccoli: Lelong porta in scena un solo show di David Hockney (e possiamo dire “per la prima volta in una fiera italiana”); Hauser & Wirth un bellissimo stand dedicato interamente all’opera conturbante di Paul McCarthy; Massimo De Carlo, che gioca in casa, un raffinato stand dedicato interamente a Rob Pruitt; Sara Zanin lascia di stucco con un magnifico focus incentrato sulle inquietanti sculture di Evgeny Antufiev; tra gli italiani ancora Raffaella Cortese, che sceglie di approfondire la figura di Anna Maria Maiolino (attualmente in mostra al PAC) e Canepaneri con Corvi Mora (Londra) e il bello stand di Roger Hiors.
Fino a qui tutto bene, ma ovviamente nell’entusiasmo della prima giornata sono sfuggiti anche i primi commenti: alcuni galleristi – sottovoce – dichiarano già il “sold out”e opzioni pure per le opere tenute in magazzino, molti altri con grandi sorrisi dichiarano che la mattinata ha visto alternarsi tra i corridoi della fera meneghina ottimi collezionisti.
La fiera, insomma, stavolta mostra davvero i muscoli. E non lo dicono solo i presenti ma anche alcuni galleristi in visita, ma che a miart scelgono di non esporre per – a detta loro – una prossimità troppo marcata con Artissima, sia per quanto riguarda il parterre di collezionisti italiani che stranieri. Quel che è certo, però, è che il “sistema Milano” sembra fare colpo anche al padiglione di viale Scarampo: la direzione presa da miart è forte, e di classe.
C’è addirittura chi commenta il fatto che le aree ristoro siano ben più curate rispetto ad altre kermesse, estere e blasonate comprese, e che pure la qualità di panini e fast food in genere sia “la migliore delle fiere italiane”. Se poi ci si aggiunge che tra gli ospiti si è visto anche il Sindaco Beppe Sala (fotografato qui, in alto, allo stand di Michela Rizzo sotto un neon firmato dall’artista Aldo Runfola che recita l’assioma mipiace-nonmipiace) allora il gioco è fatto.
Miart ci piace, e il plurale è d’obbligo. Aggiornamenti in corso.
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