Ci ha mostrato quella percentuale di straordinario che si cela nella quotidianità, forme geometriche delineate dai bagnanti distesi su una spiaggia affollatissima, gesti identici, ripetuti da folle di turisti in estasi di fronte alle colonne del Partenone o intorno alla Torre di Pisa. Martin Parr è tra i maestri della fotografia e presto la sua Fondazione avrà una sede stabile, aperta al pubblico. Il nuovo centro aprirà a Bristol, il 25 ottobre, e sarà interamente dedicato alla fotografia documentaria, un linguaggio che, secondo il fotografo nato a Epsom nel 1952, «In Gran Bretagna non è ancora considerato come una forma d’arte, come succede invece in Francia e in America. Qui siamo restii a vederla qualcosa di diverso rispetto a una forma di artigianato».
Oltre a ospitare un grande archivio di fotografie dei vari membri della Magnum, agenzia della quale è membro dal 1994, e una fornitissima libreria di genere, la Fondazione allestirà una collezione di opere di fotografi inglesi e irlandesi, come Chris Killip, Tony Ray-Jones e Roger Mayne, oltre a una serie di ritratti della Gran Bretagna, di autori come Bruce Davidson e Gilles Peress. In programma anche diversi momenti formativi, con l’organizzazione di prestigiosi workshop, seminari aperti al pubblico e residenze per artisti, in collaborazione con l’Università del West of England. I nuovi spazi saranno inaugurati da “Black Country Stories”, una raccolta dei lavori più iconici di Parr che, per la sua Fondazione, ha seguito l’esempio di quelle già istituite da Cartier-Bresson, a Parigi, e da Mario Testino, a Lima. Già fissato il prossimo appuntamento, con una mostra di David Hurn, altro membro magnum e collezionista.
Per realizzare questo progetto, Parr ha dovuto affrontare non pochi problemi di natura economica ma, alla fine, l’obiettivo è stato raggiunto e, adesso, può levarsi qualche sassolino dalla scarpa: «Non credo che il Victoria & Albert e la Tate credano nella fotografia documentaria quanto ci credo io». Il riferimento è al nuovo centro che il V&A ha dedicato alla fotografia e che aprirà nel 2018 (ne scrivevamo
qui).
In alto: Martin Parr, Punta del Este, 2006, Uruguay