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E come sempre… tutto finisce in gloria. Le opinioni si fronteggiano, si formano veri e propri “partiti”, “la crisi si sente“, “ma no, per l’arte ancora va tutto a gonfie vele“, “vedrete, la bufera è solo alle porte…“. Ma alla fine, il verdetto è affidato… al ristorante. E qui il dato lascia poco spazio al dibattito. Soprattutto facendo riferimento al temporary restaurant allestito quest’anno fra i padiglioni da Mauro Uliassi. Ebbene, per assicurarsi il menù degustazione, alla modica cifra di sessanta euro a persona per un pranzetto, c’era il tutto esaurito. Fate vobis…
[exibart]
[exibart]
ognuno è libero di spendere i propri soldi come vuole, io mi sono avvicinato al ristorante e sono…scappato ripiegando su un panino INDEGNO come qualità e INDEGNO per il disservizio con code chilometriche e signorine stressate e incazzate (forse una via di mezzo noi italiani non la conosciamo!!!). Circa la crisi il discorso è un altro: la crisi c’è anche se molto meno forte che all’estero (noi siamo mediocri nel bene e nel male) e forse tarda ad arrivare perchè noi siamo in ritardo in tutto (nel bene e nel male), ma la fiera di bologna non è certo un riferimento dato che l’arte contemporanea (come l’antiquariato, gli immobili etc) è un settore di NERO (pagamenti) che più NERO non si può e in italia il NERO è molto ampio (e forse è la salvezza – o la distruzione – della nostra economia). Mi sono divertito a chiedere prezzi di stessi artisti e uguali lavori trovati in gallerie diverse con prezzi tutti diversi e ammiccamenti a sconti e ” se lei è interessato ne parliamo…” confermando che è tutto un sottobosco omertoso anche a causa dell’IVA al 20% che spinge all’evasione. Bisognerebbe battersi per mettere l’italia in riga con gli altri paesi europei (in germania è al 7%) ma in tutto, non solo nei benefici. Si farebbe chiarezza in un settore sempre più debole perchè non crea fiducia nel pubblico che desidera acquistare per puro piacere e non solo per chi investe o fa speculazione.