Il collezionista Cornelius Gurlitt, figlio di uno dei più celebri mercanti d’arte dell’epoca nazista, ha firmato un accordo con il governo tedesco che permette a quest’ultimo di proseguire le ricerche sulla vera provenienza di oltre 500 opere, tra quelle confiscate lo scorso autunno.
In una recente intervista al Der Spiegel, Gurlitt aveva dichiarato che quelle opere, dal valore di circa 850 milioni di dollari, erano la sua unica fonte di piacere, le sue amiche e confidenti, affermando la sua totale innocenza.
Forse per questo motivo e per le precarie condizioni di salute del collezionista, le ricerche dovranno concludersi entro un anno, solo allora tutte le opere che non furono sottratte ai musei, perché considerate opere d’arte degenerata, o confiscate a collezionisti ebrei saranno restituite al signor Gurlitt.
La collezione era stata confiscata dal governo tedesco per motivi fiscali, occasione in cui si era scoperto che molti di quei dipinti erano parte del database Lostart, un elenco di opere d’arte scomparse durante la guerra.
Membri del governo tedesco e delle istituzioni ebraiche affermano che tutta la collezione di Gurlitt dovrebbe essere pubblicata online per dare modo a tutti i vecchi proprietari ed eventuali eredi di far richiesta di restituzione.
Questo sottolinea però l’empasse in cui si trova spesso il sistema giuridico tedesco di fronte a casi simili. Essendo scaduti i termini giuridicamente validi per richiedere il ritorno di oggetti di valore confiscati dal Terzo Reich, ora gli eredi dovranno far richiesta di restituzione volontaria. Ma possono star tranquilli, il signor Gurlitt è in buona fede: pochi mesi fa ha restituito il famoso dipinto Donna seduta di Matisse agli eredi del mercante d’arte Paul Rosenberg. (Roberta Pucci)