07 gennaio 2012

Da “Lo potevo fare anch’io” ad “Art Attack”: formule e format per una liberalizzazione della creatività che manda a casa il contemporaneo.

 

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Francesco Bonami ha abituato anche i lettori più digiuni di arte contemporanea a uno sguardo acuto e leggero su artisti e capolavori del Novecento che spesso vengono accolti dal refrain: “Lo potevo fare anche io”. La storia dell’arte per tutti e fatta da tutti, vecchia ormai quasi un secolo ma sempre attualissima, ha portato critici provetti a giudicare in base al “mi piace/ non mi piace” o a scrivere testi grondanti di aggettivi per giustificare conoscenze mancanti e buchi neri in fatto di gusto estetico. Se adesso ci si rimette anche Giovanni Mucciaccia, conduttore tv che ama ballare sotto le stelle, a spiegare gli “attacchi d’arte”…beh…siamo arrivati al capolinea, per usare un eufemismo.
E vai! Siamo alla liberalizzazione più totale: “Art Attack” è un format di produzione Disney, pluripremiato, trasmesso in 38 paesi nel mondo e replicato in Italia per quasi 7 anni. Un must per una generazione di ragazzini e non solo. Già, perché il rischio, mica tanto nascosto, è un messaggio-boomerang che “attacca” (è il caso di dirlo) quella poca decenza rimasta intorno alle pratiche contemporanee.
L’arte diventa quella vista in televisione, quella cosa costantemente chiamata “creatività” che viene messa in piedi con la colla vinilica, i pennarelli e le forbici, fatta a seconda della propria originalità e con l’uso delle proprie manine (requisito indispensabile per essere considerato artista, come ha sentenziato David Hochney bachettando il “bottegaio” Damien Hirst), altro che quelle robe dove un artista dipinge solo tele bianche o un altro appende fili di lampadine! (matteo bergamini)

3 Commenti

  1. Cosa possiamo dire e commentare una così banale interpretazione? Ci sono e ci saranno sempre individui che ben poco sanno “fare con le proprie mani” inoltre non sanno tenere connesso il proprio cervello con ciò che è una liberalizzazione di linguaggio legata alla conoscenza ed alla cultura del nostro presente. Io credo che l’unica possibilità sia quella di dargli del “demente e niente più”.

  2. “Quando qualcuno dice ‘questo lo so fare anch’io’, vuol dire che lo sa rifare, altrimenti…lo avrebbe già fatto prima”,
    Bruno Munari, Verbale scritto, 1992.
    Non scherziamo con la creatività e con l’arte, sono cose serie, ancor di più quando agli sprovveduti non sembra. Tutto il resto è replica, bricolage, che può essere utile a livello di didattica elementare per bambini, ma tale deve rimanere.

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