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Immaginatevi un bagno di museo dove alle pareti non c’è niente: solo inox e specchi posizionati su lati opposti in modo da dare l’illusione dell’infinito. E poi pensate al centro di questa sala da bagno una consolle luminosa, all’altezza di un metro. Un parallelepipedo con degli avvallamenti: passateci le mani sopra e alcuni sensori faranno partire degli zampilli d’acqua mentre la consolle prenderà a cambiare colore offrendo una sorta di cromoterapia. Lavete le mani passate le mani sopra un altro sensore che attiverà un getto d’aria calda.
Non siete in qualche stand sperimentale del Salone del Mobile, ma nei gabinetti del Macro. E state provando i lavandini-scultura di Odile Decq. Uno dei tanti sfizi nascosti del museo di Via Reggio Emilia.
[exibart]