21 marzo 2016

Da Settis a Montanari, tecnici e “pubblici” della cultura contro i “poteri esecutivi” rilasciati dal Governo Renzi. E si prepara la mobilitazione in piazza

 

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Ci sono, tra i sostenitori della mobilitazione che vuole denunciare “Il gravissimo pericolo del paesaggio e del patrimonio culturale e artistico dell’Italia”, Salvatore Settis e Massimo Bray, Tomaso Montanari, Vittorio Emiliani e Rita Paris, oltre a varie associazioni e sindacati. 
“Denunciamo che le modifiche dell’ordinamento introdotte dal Governo Renzi, e passivamente subite dal ministro Dario Franceschini, stanno di fatto rimuovendo dalla Costituzione l’articolo 9. Le generazioni future rischiano di non ricevere in eredità l’Italia che noi abbiamo conosciuto. Noi vogliamo che la cultura sia davvero un servizio pubblico essenziale: che le biblioteche e gli archivi funzionino come negli altri paesi europei, che i musei siano fabbriche di sapere, che le scuole formino cittadini e non consumatori, che la salvezza dell’ambiente in cui viviamo sia l’obiettivo più alto di ogni governo”, si legge sulla piattaforma emergenza cultura.org.
E cosa manca? Secondo i firmatari un piano di investimento in ricerca e istruzione, ma anche l’introduzione dell’insegnamento curricolare della storia dell’arte dal primo anno della scuola superiore e l’assunzione dei 1400 lavoratori per comporre l’organico del ministero. 
E infine, ma sono molti altri i punti su cu vi sarà da discutere, vi è il no alla trasformazione dei musei in fondazioni di partecipazione, ovvero con la partecipazioni di pubblico e privato. “Il governo Renzi scommette tutto sulla rimozione delle regole, e progetta un futuro in cui nessun tecnico possa opporsi all’arbitrio del potere esecutivo: questo significa porre le premesse del consumo finale del nostro paesaggio e della nostra arte”. Favorevoli o contrari? Per ora, nel caso, segnatevi le date: 6 maggio convegno, e il giorno successivo tutti in piazza, a Roma. 

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