30 gennaio 2019

Dai finanziamenti ai visitatori, i numeri dei musei italiani nel Report annuale dell’Istat

 

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Nel 2017, 4.889 musei e istituti similari, pubblici e privati, hanno registrato il massimo storico di 119 milioni di ingressi, segnalando un +7,7% rispetto al 2015. A segnalarlo è il Report 2017 stilato dall’Istat, reso noto ieri, relativo alla situazione dei musei, delle aree archeologiche e dei monumenti in Italia. Un quadro dettagliato, che restituisce lo stato e la diffusione del patrimonio culturale del Paese. 
In particolare, il pubblico risulta suddiviso in 57,8 milioni di visitatori di musei, 15,5 milioni per le aree archeologiche e 45,8 milioni per i monumenti. L’incremento maggiore riguarda i visitatori dei monumenti e delle aree archeologiche. Oltre la metà del pubblico (53,8%) si concentra nei musei di tre regioni: Lazio (25,4%), Toscana (18,2%) e Campania (10,2%). La disparità territoriale è ancora più evidente se ci si concentra sui valori medi dei visitatori per istituto, in cui i gradini più alti sono raggiunti ancora da Lazio (oltre 87mila ingressi), Campania (più di 63mila) e Toscana (oltre 44mila). Mentre gli istituti di Abruzzo, Molise e Marche non superano la soglia media di 6mila visitatori nell’anno. 
Roma, Firenze, Venezia, Milano, Napoli, Torino e Pisa raccolgono quasi 59 milioni di visitatori, pari a poco meno della metà dell’intero pubblico museale, nelle loro 369 strutture museali, di cui un terzo dislocate solo nella capitale. Cresce il numero dei musei che fruisce di contributi e finanziamenti pubblici (41,3%, nel 2017, rispetto al 32,1% del 2015), oltre che di sovvenzioni private (dal 18,5% al 24,1%). 
Tuttavia, considerando il numero di visitatori, le strutture che hanno registrato meno di 1.000 ingressi riescono a beneficiare del sostegno finanziario pubblico solo nel 27,4% dei casi, contro il 60,3% dei musei che accolgono tra 100mila e 500mila visitatori. 
Tra le strutture con più di 1.000 e meno di 10 mila visitatori l’anno, il 36% del totale degli istituti, il 28,7% si avvale di finanziamenti privati, da dividere tra sponsorizzazioni, contributi di fondazioni, donazioni, Art Bonus e altre modalità, mentre il 33,5% riesce a realizzare proventi attraverso servizi aggiuntivi, bookshop, prestiti di opere, affitti, concessioni e royalty, che invece confluiscono nei bilanci della quasi totalità degli istituti con più di 500 mila ingressi (86%). 
Anche i finanziamenti privati favoriscono le grandi strutture: ne beneficia infatti la metà di quelle con un flusso di utenti compreso tra i 100 mila e i 500 mila visitatori. Nulla di nuovo sotto al sole, dunque, con i grandi flussi di visitatori ed economici che procedono di pari passo e sono polarizzati intorno a pochi luoghi di maggiore attrazione. E, possiamo immaginare, prossimi al limite di saturazione. 
In un contesto simile, le 20 strutture museali italiane di maggiore attrazione arrivano a realizzare in totale oltre 43 milioni di ingressi all’anno. Si tratta di monumenti di rilevanza internazionale, per lo più localizzati in grandi città come Roma (Pantheon, Colosseo, Vittoriano e museo di Castel Sant’Angelo), Napoli (Museo di Capodimonte), Firenze (Galleria degli Uffizi, Corridoio Vasariano, Galleria dell’accademia e musei degli strumenti musicali), Venezia (Palazzo Ducale), Torino (Museo Egizio). Ma grandi flussi sono attirati anche in centri urbani di minore dimensione demografica e meno attrezzati dal punto di vista ricettivo, come Pompei, Siena, Pisa, Caserta, Trieste, Agrigento e Verona. Sebbene rappresentino meno dell’1% delle istituzioni censite, in esse si concentra più di un terzo (36,3%) del pubblico dei visitatori, di cui quasi la metà paganti (20,8 milioni). 
Quasi la metà del patrimonio museale, 46,1%, è localizzata nelle regioni del Nord, il 27,4% al Centro e il 26,4% al Sud e nelle Isole. Nel Mezzogiorno sono presenti il 50,2% delle aree archeologiche, mentre nell’Italia settentrionale sono localizzati il 49,2% dei musei e il 36,7% dei monumenti. Tra musei e gallerie, i più numerosi sono quelli a carattere etnografico e antropologico (12,8% degli istituti censiti), di archeologia (12,7%) e di arte antica (12,3%), cui si aggiungono quelli tematici e specializzati (10,3%), di arte moderna e contemporanea (8,5%), di storia (8,1%) e quelli di scienze naturali (6,6%). 
Tre quarti delle strutture hanno un sito web dedicato e dispongono di un servizio di biglietteria online mentre il 65% ha un proprio account sui social media.

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