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Mancano pochi giorni all’opening dell’attesissima Biennale di Istanbul, “Salt Water”, ma parallelamente, dal 12 settembre e fino al 22 novembre, anche la Svezia avrà la sua fetta di contemporaneità con la nuova edizione della Biennale di Göteborg.
“A story within a story”, ovvero “Una storia nella storia”, è il titolo che accompagna la manifestazione, quest’anno curata dall’africana (di stanza alla Tate Modern di Londra) Elvira Dyangani Ose. Che, come avevamo sospettato più di un anno fa, al momento della sua nomina, tra i ghiacci ha chiamato all’appello una bella fetta di sud del mondo, partendo da Ângela Ferreira, Bouchra Khalili, Kader Attia, Lynette Yiadom-Boakye, Petra Bauer & Rebecka Thor, Serge Alain Nitegeka, Shilpa Gupta, Simon Starling e Tris Vonna-Michell, solo per citarne alcuni.
Anche stavolta, quello che si chiede all’arte, è la possibilità di immaginare la storia come esperienza partecipativa, presentando la grammatica di varie congiunture socio-politiche, salvando eventi e protagonisti dall’oblio storico e cercando di aprire e ampliare le letture del contemporaneo. Con un guida d’eccezione e italiana: Umberto Eco e la sua “Opera aperta” a fare da sfondo concettuale e metodologico.
Immaginando se, oggi, l’individuo e la comunità hanno la possibilità di superare certe narrazioni storiche o presunte tali universalizzando invece le narrazioni personali, i mondi interiori, e i protagonisti si trovano in questi racconti.
Foto sopra: Reena Saini Kallat/Untitled (Map/Drawing)/Goteborg International Biennial of Contemporary