Ha firmato una convenzione con il Touring Club il Museo e l’Archivio del Duomo di Milano, che riapre il prossimo 4 novembre grazie anche al lavoro di oltre 40 volontari, che permetteranno l’accesso al pubblico nelle 27 sale. Eppure anche sotto la Madonnina, nel vero senso della parola, la crisi si sente eccome, e c’è chi, come Angelo Caloia, presidente della Veneranda Fabbrica del Duomo, ente che contribuisce al mantenimento dell’edificio almeno dal 1387 (anno in cui sono presenti i primi documenti) si auspica che qualcuno voglia prendere in mano filantropicamente, ed economicamente la situazione.
«Se si trovasse per il Duomo qualcuno come Della Valle per il Colosseo…Se qualcuno pensasse al Duomo di Milano, farebbe una scelta provvidenziale per noi e buona, anche in termini di ritorno, per lui stesso. Noi auspichiamo che ci sia lo sguardo di qualcuno che voglia diventare lo sponsor principale degli sforzi che stiamo facendo per il Duomo» ha dichiarato Caloia.
La cifra che servirebbe entro il 2015, data astrale di EXPO? Qualcosa come venti milioni, oltre ai quindici già messi in cantiere.
Nove per la guglia centrale, terrazze, balconature e pulizia degli interni, dove sono impiegate 9 imprese.
Un simbolo che, prevede Caloia, e che di certo non sbaglia nelle previsioni, sarà preso d’assalto durante il periodo dell’Esposizione Universale: qualcuno vedrà Brera, qualcuno il museo del ‘900, qualcuno il Cenacolo, ma tutti vedranno il Duomo, l’inconfondibile simbolo di Milano. Che oggi conta circa 6 milioni di ingressi l’anno: «Il Duomo è il logo di Milano. Non abbiamo potuto brevettarlo, ma se lo avessimo fatto…Mi auspico che quanti beneficiano delle vicinanze del Duomo, che godono di un bene senza pagarlo, ma anzi facendolo pagare, sentano il dovere di contribuire». Sei mesi, un anno al massimo, la scadenza per trovare una nuova, illuminata, impresa che possa contribuire. E prendersi un pezzo di storia del mondo.