Se l’arte italiana molto spesso nelle manifestazioni all’estero, spesso non è il caso del design e dell’architettura, discipline che – battenti bandiera tricolore – solcano le onde del mondo creativo da est a ovest.
Come nel caso dello studio MdAA, che si prende un posto in prima fila al World Architecture Festival di Londra, dopo aver vinto l’Inside Award nella categoria dell’Interior Design, a Singapore, tra centinaia di progetti provenienti da 16 Paesi differenti, divisi in 9 categorie (bars & restaurants, residential, health & education, hotels, display, offices, retail, creative re-use, civic culture & transport).
MdAA è l’unico studio italiano presente nella lista, con il progetto Tree House, la casa ricavata da una ex stalla a Trastevere, Roma, ridisegnata come abitazione. Due piani, con un “nido sospeso” per la zona notte. «Ho pensato ad uno spazio in alto, rispetto al soggiorno, una specie di casa sugli alberi, un vero rifugio privato rispetto alla vita mondana che può essere vissuta al piano terra. Ho realizzato qualcosa dalla geometria incerta, un po’ deformata, come le cose che ci si può costruire da soli, fatta magari da pezzi di ferro inchiodati», racconta Massimo D’Alessandro, fondatore dello studio MdAA Architetti Associati.
Il “Building of the Year” è invece andato allo studio OMA di Rem Koolhaas, grazie a Interlace, un villaggio verticale pensato per la città di Singapore, scelto per il suo “approccio radicale ed alternativo” rispetto al modo di vivere contemporaneo in un ambiente tropicale. Insomma, se la “consolazione”, rispetto al contemporaneo italiano, sta nel design, stavolta non ci è andata male.