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Trenta titoli al Filmmuseum di Vienna, per un’indagine d’archivio su quell’imprescindibile capitolo del nostro cinema passato alla storia come “Commedia all’italiana”. Un mese esatto, tra gennaio e febbraio, in compagnia di quei patetici “mostri”, magnifici cornuti, aspiranti vedovi, brancaleoni, soliti ignoti e via dicendo, poco familiari in Austria anche al pubblico più attento e preparato. La selezione dei film è ad ampio raggio, molto adatta a riproporre autori e interpreti eccellenti di una satira sociologica all’epoca del boom economico e del suo rovescio.
Quindi, per rendere omaggio al maestro Dino Risi, si va temporalmente oltre con pellicole come Profumo di donna (1974) o In nome del popolo italiano (1971), ma c’è anche Un borghese piccolo piccolo (1977) di Mario Monicelli e C’eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola: opere di una nuova era e di uno spessore drammatico tale da ridurre ai minimi termini le tipiche coloriture della commedia all’italiana.
Se poi, sul versante dell’emigrante con valigia di cartone, c’è un tragicomico Pane e cioccolata (1974) di Franco Brusati, pare inspiegabile l’assenza di un’opera a suo modo complementare, ancora di Ettore Scola, quale Brutti, sporchi e cattivi (1976), un impietoso affresco che sfiora il grottesco nel raccontare la miseria materiale e morale di un menage familiare in una baracca alla periferia di Roma, e che non per nulla al 29° Festival di Cannes vinse il premio per la migliore regia.
Una distrazione, o cosa? Bisognerebbe chiederlo ad Adriano Aprà o a Giovanni Spagnoletti che, insieme a Gerhard Midding e Olaf Möller e con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura a Vienna, curano questa ottima iniziativa dal titolo ibrido: Dino Risi und die Commedia all’italiana. (franco veremondi)