26 giugno 2012

Ecco come ti rivoluziono il CAC di Ginevra. Parola del neo direttore Andrea Bellini

 

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La notizia era arrivata alcuni giorni fa. Andrea Bellini ha mollato la co-direzione del Castello di Rivoli per imbarcarsi in un’altra direzione a più mani, quella del Centre d’Art Contemporain di Ginevra. «La Svizzera, forte economicamente, può sostenere un programma espositivo articolato» sono le prime parole di Bellini rilasciate a Swissinfo. E lancia le sue prime linee programmatiche, per un’istituzione che supporta gli artisti attraverso produzioni e ricerca, insieme a qualche velata invettiva contro il sistema italiano che ben conosciamo: «Lasciando il Castello di Rivoli ho voluto, da parte mia, dare un segnale politico.
Ho avuto la fortuna di essere ingaggiato al CAC. Un’opportunità che non mancherò di sfruttare appieno». Anche perché Bellini sarà a Ginevra a tempo indeterminato e il primo “desiderio” è quello di diversificare l’offerta museale proprio in base alle tendenze diversificate del contemporaneo e dei suoi intrecci multidisciplinari: «Vorrei aprire il CAC ad artisti visivi che nelle loro opere prendono ispirazione dal teatro, dalla danza, dal cinema o dalla musica». E rilancia, perché non basta lavorare con emergenti ma servono anche scrittori, filosofi, pensatori che abbiano uno sguardo anche radicale sul contemporaneo e che non rientrino per forza nella buona elite svizzera o nei tratti spolpati del “contemporaneo internazionale”. Bellini definisce questi nuovi “agenti” del suo mandato, giusto per restare su un tema caldo in questo periodo, “irregolari”. Che faranno parte di una programmazione parallela dove verrà messa in luce «la cultura contemporanea, che è ampia e complessa». Ecco svelate le idee per il futuro dell’istituzione svizzera dalla sponda italiana, che in questo caso più che di rivoluzione sembrano di “presa visione” rispetto ai fenomeni attuali, per un futuro abbondante di conferenze, reading, tavole rotonde e simposi.

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