06 gennaio 2010

Ecco l’auditorium di Oscar Niemeyer per Ravello. Pronto in un mese?

 

di

Gennaio 2010: così si presenta l’Auditoriom a meno di un mese dalla prevista inaugurazione
A tenere il concerto inaugurale, se tutto sarà confermato, ci dovrebbe essere nientemeno che il maestro Riccardo Muti. Dovrebbe, perché le immagini che vedete sopra, fanno sorgere più di qualche dubbio. Sì, perché per l’Auditorium Oscar Niemeyer di Ravello – di questo si parla – l’inaugurazione è prevista il 29 gennaio 2010, e questo prevede l’ultima delibera di Giunta Regionale, che ha stanziato 600mila euro per lo start up della struttura progettata dall’ultracentenario architetto brasiliano.
Ma sarà possibile inaugurare un edificio che ancora oggi, a meno di un mese dalla data, appare ancora ingombro di impalcature, attrezzature, e del tutto sprovvisto di arredi e rifiniture? Per il momento, informa la stampa locale, maggioranza e minoranza sono impegnate in scambi di accuse sull’accordo Comune-Fondazione e sui ritardi e deficit comunicativi. Ma magari assisteremo all’ennesimo “miracolo” del Governatore Antonio Bassolino…

articoli correlati
Perché Niemeyer sarà l’architetto dell’auditorium a Ravello

[exibart]

3 Commenti

  1. Mai stato a Ravello, Niemeyer avrebbe solamante buttato giù uno schizzo da cui sarebbe stati tratto il “progetto”. Contraria Italia Nostra, favorevoli Legambiente, ora l’edificio assomiglia piuttosto ad un enorme cannellone sospeso ad una delle costiere più belle d’Italia. Evviva!

  2. Auditorium Niemeyer: un’inaugurazione in sordina
    E’ di ben seicentomila euro il finanziamento della Regione per la tre giorni di eventi: fanfara dell’Arma dei Carabinieri, Orchestra del Teatro San Carlo, Lucio Dalla e Salvatore Accardo, queste le “stelle” della kermesse ravellese prevista per l’ultimo week-end del mese

    Dopo 75 mesi di polemiche e 39 mesi di cantiere, per il tanto discusso Auditorium “Oscar Niemeyer” è giunto finalmente il giorno del battesimo musicale. Sarà la fanfara dell’Arma dei Carabinieri, alle ore 11 del 29 gennaio 2010 ad emettere le prime note nell’Auditoriun “Oscar Niemeyer” , alla presenza del governatore della Regione Campania, con la stampa e il pubblico plaudenti. Nessuna bacchetta internazionale, nessuna super-formazione di respiro europeo è prevista, quale ospite della tre giorni di festeggiamenti “banditi” per questa attesissima inaugurazione, che si svolgerà dal 29 al 31 gennaio, pur avendo la regione Campania stanziato ben 600.000 euro. Il coordinamento del progetto, affidato al Dr.Antonio Oddati, amministrato dalla società Campania Digitale e naturalmente per l’organizzazione, produzione e comunicazione degli eventi alla Fondazione Ravello di Domenico De Masi, ha presentato questo programma non certo all’altezza di uno dei più antichi Festival d’Italia. Il primo evento musicale ufficiale di quest’opera sarà appunto un concerto della Fanfara dei Carabinieri, ovvero della formazione minore dell’Arma, non certo della prestigiosa banda composta di 102 elementi, ma di un gruppo di 39 strumentisti che proporranno musiche di diverso genere. Sabato 30 gennaio si aprirà con un convegno alle ore 10 presso l’auditorium dal titolo “La cultura è una risorsa anche in Campania?” un tema veramente interessante, scottante e discutibile, in particolare alla luce degli ultimi mesi di programmazione in regione. Nel pomeriggio, alle ore 15, in Villa Rufolo, ancora un convegno, che getterà uno sguardo sull’architetto Oscar Niemeyer. Ad omaggiare il suo genio converranno: Cesare de Seta, in veste di relatore principale, al quale si affiancheranno Mario Antonio Amalboldi, Pio Baldi, Luca Biancoviso, Claudio Claudi, Carmine Gambardella, Massimiliano Fuksas, Massimo Pica Ciamarra, Paolo Portoghesi, Lionello Puppi, Piero Sartogo e il fotografo Oliviero Toscani, il quale è stato nominato anche fotografo ufficiale dell’intera kermesse, per fermare l’istante dell’arte in questo neo-nato spazio. Alle ore 16 ci si sposterà nell’auditorium per seguire le prove aperte al pubblico, dell’Orchestra e del Coro del Teatro San Carlo di Napoli, con ospiti i solisti dell’Accademia teatro della Scala, ovvero studenti che raccolgono idealmente l’eredità dei “Cadetti della Scala”, scuola per cantanti lirici voluta da Arturo Toscanini negli anni cinquanta, diretti dal giovane talento tedesco David Afkham, prima del concerto ufficiale previsto per le 19. La seconda giornata sarà sigillata da una performance di Lucio Dalla, che non vorrà negarci qualche estratto da “Quando è profondo il mare” e dalla sua Tosca.
    Domenica 31 gennaio, il matinèe in auditorium sarà firmato dalla bacchetta di Salvatore Accardo alla guida della sua “Orchestra da Camera Italiana”, mentre nel pomeriggio, alle ore 16,30 si potrà assistere alla proiezione del film “Nightmare Before Christmas”, da un soggetto di Tim Burton, per la regia di Henry Selick, ispirato a vecchi horror quali, Mad monster Party, che annoverava tra i protagonisti un insolito Boris Karloff canterino o Al Gabinetto del Dottor Caligari di Wiene del 1920, che inaugura anche la collaborazione con il “Giffoni Film Festival”. Eventi collaterali di questa kermesse le proiezioni al tramonto del sole di opere di luce di Marco Nereo Rotelli e la visita della mostra “Oscar Niemeyer: Architetture italiane”, che sarà fruibile a Villa Rufolo sino al 28 febbario. Una tre giorni certo che non fa onore al nome di Ravello, un festival che da qualche anno è divenuto un vero e proprio contenitore, ovvero un calderone da pozioni, atto a contenere ingredienti di dubbia qualità, fatta eccezione per pochi eventi che su 90 giorni di programmazione si contano sulle dita di una sola mano, un cartellone eterogeneo che di anno in anno diviene una macchina per far soldi, ottimamente venduto in tutto il mondo attraverso pacchetti turistici ben confezionati. Una kermesse, questa inaugurazione, fino a ieri avvolta nel massimo mistero, che abbiamo l’impressione sia stata raffazzonata unicamente per divenire vetrina dell’evento elettorale di marzo, ma che al momento non avrà alcun seguito né spettacolare, con un cartellone invernale di musica, danza ed eventi che possa dirottare a Ravello un turismo culturale di qualità in “bassa stagione”, accompagnandoci sino al festival estivo, né solida piattaforma per principiare un discorso di Alta Formazione Artistica e Musicale, con i conservatori campani, per il quale un complesso quale Auditorium, Villa Rufolo, Palazzo Episcopio e un po’ tutti i siti storici di Ravello potrebbero comodamente aspirare, accogliendo il futuro della buona musica internazionale.
    Olga Chieffi

  3. Una giornata all’Auditorium
    Nello splendido “gabinetto musicale” firmato da Oscar Niemeyer, una vera catena di montaggio di spettacoli, con qualche ingranaggio ancora da ungere
    Nel livido sabato ravellese abbiamo raggiunto l’ auditorium Oscar Niemeyer, fresco di inaugurazione, per partecipare alla programmazione della seconda giornata. Sulla terrazza a strapiombo sulla costa, pubblico inquadrato per gli accrediti ( la tre giorni si è svolta rigorosamente con invito) per la prima performance della giornata, quella del saxofonista Nicola Alesini, prevista per le ore 12. Enorme lo spiegamento di forze in campo, services, hostess, addetti stampa, cuochi stellati, sommelier, accompagnatori, factotum, ma gli orari non sono rispettati, ed ecco che il sassofonista si è dovuto esibire mentre venivano preparate pedane e strumenti per la prova e l’esibizione del coro e dell’ orchestra del teatro di San Carlo unitamente al buffet alle spalle del coro, con tavoli, piatti, bicchieri, posate, sedie, per la cena della sera. In sala tra il pubblico, Piero Angela, Lucio Dalla, che si è esibito in seconda serata, i partecipanti al convegno d’arte che si è svolto nel pomeriggio, in aggiunta ai maitre à penser invitati al convegno di apertura “La cultura è una risorsa anche in Campania?”. L’ideatore di questo contenitore, che da qualche anno non fa più alcuna attenzione al contenuto, Domenico De Masi, per offrire una spiegazione a questo indecoroso ritardo, a questo incredibile e inatteso bailamme, si è rifugiato in Brecht, inventandosi che tutto ciò era stato voluto allo scopo di mostrare quale e quanto lavoro occorresse per far suonare una grande orchestra, dopo lo spettacolo di danza ospitato la sera prima. Qualche dubbio ci assale: se il service avesse cominciato a montare alle 9 di mattina, per le 12 avrebbe certamente ultimato la sua opera. Comunque sia, Nicola Alesini al sax soprano e tenore, attacca il suo “Sognando Ravello”, un omaggio a questo scambio artistico tra Italia e Brasile. Suono gradevole, per armonie e melodie che attingono a piene mani alla nostra tradizione musicale, al mare nostrum che ricorda anche, se alla lontana, poiché costellato di ritmi diversi quel Mare di sogni, di Marco Zurzolo. Mezz’ora di etno-world incantatorio, basato su effetti elettronici, loop evocativi, con una tradizione latina schizzata dal più commerciale e chiassoso dei brani, “Two man sound, disco samba” meglio conosciuto come Charlie Brown o Brasil, il tutto sapientemente “venduto”. Finita la performance si decide di pranzare ad Amalfi, visto che aveva fatto capolino l’arcobaleno. In questo sabato di gennaio, Amalfi, come Atrani, Maiori, Minori e anche buona parte dei locali di Ravello, cittadine turistiche per eccellenza, non hanno ristoranti né caffè aperti: per chissà quale accordo le saracinesche sono tutte serrate, splendido benservito per chi vorrebbe fare della Costa d’Amalfi un salotto di tradizione e cultura anche d’inverno. Delusi e sconcertati si ritorna all’auditorium e, di stramacchio, poiché la sorveglianza alla sala è rigidissima, si riesce ad assistere alle prove dei solisti del teatro di San Carlo, dieci strumentisti, che hanno sostenuto Lucio Dalla, rivelatosi in veste cameristica solo dopo le 23 e dopo la grande cena in palcoscenico offerta dagli stellati della Divina. “Tutti fuori per il nuovo spettacolo!” urla affettato il “maestro di palcoscenico” e di nuovo in fila per un ulteriore accredito per seguire le prove aperte dell’ Orchestra del teatro di San Carlo. Podio del direttore e solisti quasi incastrati nella prima fila di poltroncine, un po’ di prove acustiche nei diversi punti della sala per scoprire che un’orchestra sinfonica al completo con coro è ascoltabile gradevolmente solo dalla quint’ultima fila della scalea in su, nonostante l’acustica un po’ secca. Si riesce tutti per andare a fare un nuovo accredito, questa volta per il concerto ufficiale della formazione del massimo partenopeo diretta da David Afkham. Corsa ai posti numerati e non, mentre le mascherine distribuiscono i programmi di sala, ma a noi, stranamente ne è capitato uno relativo al concerto di Salvatore Accardo e dell’Orchestra da Camera Italiana. Omaggio a Ravello e alla nostalgia del suo iniziale, prestigioso, festival wagneriano, con l’ouverture dei “Meistersinger von Nurberg”, col suo processionale, e quell’intersecarsi di splendidi temi, dal carattere sereno e insieme intimamente poetico, bene auguranti per questo neo-nato spazio, per poi attaccare la nona sinfonia di Beethoven. L’orchestra che si è affidata al violino di Gabriele Pieranunzi, ha dato il suo massimo, facendo brillare un direttore ancora acerbo: ben equilibrati gli archi, un po’ meno corni e ottoni, esseri superiori tutti gli strumentini, a cominciare da fagotto e flauti, per una lettura in cui lo stacco dei tempi, l’uso delle dinamiche ha posto in risalto la ricchezza dell’inventiva melodica e l’eleganza armonica dei primi tre movimenti prima di esplodere in quell’ “Allegro assai” in cui si presenta la voce umana per l’inno “An die Freude” e la grandiosa doppia fuga, vero e proprio culmine di questa titanica opera che lancia il suo urklang di fiducia nell’intelletto illuminato dell’Uomo. Deliziosa scoperta le voci maschili Jaeheuri Kwon e Asude Karayavuz, giovani dell’Accademia del teatro alla Scala, mentre ancora da costruire le voci femminili di Sinuge Buyukedes e Chae Jun Lin non adatte ad una pagina vocale di così complessa tessitura ed estensione, mirabilmente sostenute dal coro, preparato da Salvatore Caputo. Applausi per tutti e qualche scambio di battute con diversi maestri dell’orchestra, tra cui il percussionista Pasquale Bardaro, le coriste Silvana Nardiello e Maria Fabbricatore, il trombonista Stephan Buckberger, che hanno rivelato di essersi dovuti cambiare in piedi poiché nei camerini mancavano le sedie. Ancora diversi ingranaggi da ungere per uno spazio che è stato inaugurato con troppa fretta e che si avvia ad essere un palcoscenico per pochi eletti, adatto a musica da camera e jazz per piccoli gruppi, non oltre, un piccolo, prezioso, “gabinetto musicale” per il re e il suo corteggio.
    Olga Chieffi

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui