Non è una persona alla quale è facile dire di no. Eppure, i nostri cugini d’oltralpe l’hanno fatto e così Jeff Koons molto probabilmente non avrà la sua installazione pubblica.
La storia è iniziata nel 2016, quando l’artista, sacerdote del kitsch, annunciò che avrebbe donato volentieri la sua installazione Bouquet of Tulips alla capitale francese, in memoria delle vittime degli attacchi terroristici del novembre 2015. L’opera, un mazzo di tulipani coloratissimi tenuti insieme da una mano, 12 metri di altezza per 35 tonnellate, ispirata a Jean-Honoré Fragonard e Picasso, come dichiarato da Koons, sarebbe stata eretta di fronte al Palais de Tokyo, non proprio vicino alla zona degli attentati. Ovviamente, a essere donato sarebbe il progetto, stimato in 3 milioni di euro, mentre i lavori di realizzazione e installazione, pari a circa 3.5 milioni di euro, oltre alle spese per rinforzare il terreno a sostegno e le strutture sotterranee del Palais, andrebbero a pesare sulle casse dello Stato. Ma a bloccare tutto è stata una lettera, firmata da nomi pesanti della cultura e della politica, come Christian Boltanski, Nicolas Bourriaud, Jean-Luc Moulène, Olivier Assayas, Émilie Cariou, vicepresidente della commissione per le finanze del parlamento, Frédéric Mitterrand, ex ministro della cultura. Nella lettera si scrive che Jeff Koons è «l’emblema dell’arte spettacolarizzante e speculativa» e su questo ci sono pochi dubbi. Ma la questione di fondo è un’altra, perché, se lo scopo è quello di onorare le vittime del più letale attacco terroristico mai accaduto in Francia, «non sarebbe preferibile bandire un concorso, come di solito accade, per dare un’opportunità agli artisti francesi?». E poi, come precisano nel testo, questo grande pinnacolo floreale darebbe anche fastidio alla visuale della Tour Eiffel.