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Ci interessa – pur con cautela – il Giro che propone una piattaforma che metta a sistema la proposta di contemporaneo unendo in qualche modo le proposte di Palazzo delle Esposizioni, Macro e Maxxi. Ci sfizia il Giro che immagina per Villa Borghese (formidabile contenitore di musei e tesori, da Villa Medici al Bilotti, dalla Galleria Borghese alla Casa del Cinema…) uno status di Fondazione, magari utile a sottrarla alle grinfie di un Comune che la vende al peggior offerente.
Poi c’è il Giro che perde clamorosamente punti però. Il Giro che, riprendendo scomposte proposte, propone che Roma saluti la (malaugurata) assegnazione delle Olimpiadi del 2020 con la realizzazione, all’Eur, di un monumento simbolo: l’Arco di Adalberto Libera immaginato per l’Esposizione Universale del ’42 e mai edificato a causa della Guerra.
Giro si dimostra poco lucido quando prende come pietre di paragone la Tour Eiffel e il monumento che Anish Kapoor realizzerà per le Olimpiadi londinesi del 2012. In entrambi i casi, Caro Giro, si tratta di progetti d’avanguardia, figli del tempo in cui sono nati. L’opera di Eiffel era un ardito esperimento ingegneristico, la scultura urbana di Kapoor è il segno di uno dei più grandi artisti viventi. L’Arco di Libera sarebbe la certificazione di una città e di un paese che per realizzare qualcosa sanno solo guardare indietro. Un autogol in piena regola. Se proprio non si può fare a meno di un arco di trionfo -manco fossimo in una dittatura centro africana- allora lo si faccia progettare, magari dedicandolo a Libera, ad un grande artista o ad un grande architetto di oggi.
[exibart]
Chi afferma: “la scultura urbana che Anish Kapoor realizzerà per le Olimpiadi londinesi del 2012 è il segno di uno dei più grandi artisti viventi” a mio parere fa un madornale errore, anzi due nella stessa frase, perché confonde grandezza con notorietà, una notorietà purtroppo ottenuta (dopo un breve periodo iniziale in cui indubbiamente le sculture dell’anglo-indiano esprimevano una forza spirituale che davvero lasciava un segno nel fruitore) con mastodontica, spesso oscena paccottiglia che vuole soltanto suscitare un ‘effetto’, a un livello molto superficiale ed epidermico, roba perfetta per un luna-park dell’arte, perfetta per le varie Tate Modern e i vari Guggenheim sparsi nel mondo. Operazioni fra l’altro finanziate, guarda caso, da colossi finanziari come la Deutsche Bank. Con il progetto per Londra, spaventosamente ridicolo e grottesco, Kapoor ha definitivamente saltato il fosso: non più opere da luna.park, ma un vero e proprio luna-park, tout court.
Bisognerebbe stare più attenti e riflettere, prima di fare certe affermazioni e stabilire la grandezza di un artista, per di più ancora vivente e, ahimè! attivo.