Grande giornata alla Fondazione Riccardo Catella di Milano, dove si è presentato “Smart Community”. Di che si tratta? Prima di tutto di un concetto: «Si parte dalla crisi per tornare alla semplicità». Questo, fondamentale, il messaggio che Manfredi Catella usa per definire il nuovo contenitore di progetti che la Fondazione, in collaborazione con altre 6 istituzioni, realizzerà per la città nel prossimo futuro.
C’è di mezzo la tecnologia, con Samsung e il progetto Mix Mood, e c’è di mezzo anche Fondazione Trussardi, che non paga de “La Grande Madre” la farà da padrone ancora una volta, a livello visivo, con un’installazione che si prevede epocale.
Ma andiamo per gradi, e prima di arrivare all’arte transitiamo per il design e la promozione del talento, perché tra i progetti c’è anche “L’Italia si alza”, di Fondazione Cometa, che ha preso i ragazzi della scuola professionale Oliver Twist (corsi di falegnameria e tessile) e li ha messi a progettare i prototipi di sedute per esterni per il parco di Porta Nuova e piazza Gae Aulenti, sponsorizzati niente meno che da Discovery Channel, o meglio Real Time, che dedicherà una serie di pillole sul progetto, ma anche uno speciale vero e proprio che verrà trasmesso a ottobre.
Di certo non è la prima volta che imprese, fondazioni o istituzioni si servono del sapere dei giovani “professionali” per la realizzazione di prodotti, ma qui c’è di mezzo Expo, Salone del Mobile e la messa in piazza della faccia nuova di una città che nei prossimi mesi si vedrà chiacchierata da ogni parte del mondo. E così, insieme agli studenti, lavoreranno i designer Bestenheinder, Giopato Coombes e Mario Ferrarini, che porteranno gli oggetti realizzati in loco dal prossimo aprile, in tempo di miart e fino all’apertura di Expo. Un modo per credere un po’ di più anche nel potere del design dell’arredo pubblico, in Italia disciplina decisamente trascurata.
Ed eccoci invece alla parte che conferma, come se ce ne fosse bisogno, Fondazione Trussardi come l’interlocutore perfetto per eventi di portata – in questo caso – mondiale.
Beatrice Trussardi ripercorre le tappe dell’arte “nomade” della Fondazione e della sua mission di riaprire spazi per i cittadini, ma stavolta la sfida è con 5 ettari di terreno seminati a grano (appuntamento, per chi volesse partecipare a questo rito collettivo, sabato 28 febbraio).
Di che parliamo? Di Wheatfield, progetto che l’artista newyorchese Agnes Denes aveva già realizzato nell’82 a Battery Park, e che viene riadattato a Milano per il suo immenso valore simbolico e la vicinanza con il tema di Expo “Nutrire il pianeta”.
Non un progetto di Land Art ma di Arte Ambientale, ecologista, dove la stessa artista ottantenne (che ha “partecipato” con un messaggio video alla conferenza) vuole coltivare e nutrire la terra e gli spettatori, con un atteggiamento materno che nulla ha a che vedere con il solco violento ed estetico che i suoi “colleghi” della Land volevano lasciare alla crosta terrestre.
«Si tratta di responsabilità verso l’ambiente, nel futuro: è un progetto difficile da realizzare, perché bisogna crederci. Sabato inizierà la costruzione del campo da parte della comunità di cittadini, per seminarlo, vederlo crescere e per raccogliere il grano a luglio», spiega Trussardi. Un piacere semplice, che si potrà visitare anche durante le giornate di miart. Sperando che la semina vada bene, come ha puntualizzato Mario Guidi, presidente Confagricoltura – partner dell’iniziativa – che ha spiegato tecnicamente che «50mila metri quadri per agricoltura sono piccoli, ma nel centro di Milano sarà una bella sfida portare su un campo vuoto da 50 anni 16mila metri cubi di terreno che verrà indirizzato ad una semina fuori tempo con l’uso di 1200 chili di semi». Vedremo come sarà passeggiare in questo “progetto simbolico”. E stavolta sì, di impatto davvero ambientale, e anche etico più che morale. Per far crescere idealmente Milano non solo in verticalità, ma anche nella cultura dell’uomo.