Sarà il più lungo accordo museo-azienda mai avvenuto alla Tate Modern, che farà ricominciare l’attività di “Unilever” nella Turbine Hall, nel 2015.
Stavolta a prendere in mano i finanziamenti delle commissioni sarà Hyundai, la casa automobilistica della Corea del Sud, che troverà un avamposto nel mondo dell’arte occidentale, con una partnership che durerà 11 anni.
Un affare da milioni e milioni di sterline, con Hyundai che ha già anticipato al museo londinese un bel gruzzoletto per comprare 9 opere del coreano Nam June Paik, scomparso nel 2006.
Il nuovo accordo coinciderà con l’apertura dell’ampliamento della Tate, che dovrebbe essere completamente concluso entro il 2016 e che costerà qualcosa come 215 milioni di sterline.
Sir Nicholas Serota, direttore della Tate, ha definito questa partnership come un nuovo punto di riferimento per il museo, e il primo evento destinato a portare una nuova, lunga crescita, dopo la partecipazione di Louise Bourgeois, Olafur Eliasson con The Weather Project, Carsten Holler o Doris Salcedo, con la sua lunga crepa di 167 metri nel pavimento, Shibollet. Anche se qualcuno potrebbe obiettare che, pure stavolta, si tratta di uno sponsor poco “green”, dopo il contestatissimo rapporto con gli idrocarburi della Bp.
La prima commissione di Hyundai sarà nell’autunno 2015, e costerà qualcosa come 5 milioni.
La Turbine Hall «è stato il cuore simbolico dell’edificio e nel 2015-16 diventerà il cuore letterale della costruzione», ha ribadito Serota, incalzato anche dal Segretario della cultura inglese Maria Miller, che ha detto che il sostegno del settore privato per le arti e musei è di importanza vitale e «ci sono poche istituzioni che hanno fatto più di Tate per ottenere questo diritto». Chi sarà il primo artista?