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Idroscalo Sculpture park. Milano sulla rampa di lancio per Expo cerca il riscatto per il suo specchio d’acqua. A partire dall’arte

di - 5 Settembre 2013
Augusto Perez, Grande Meridiana, 1991, bronzo
L’Idroscalo, la spiaggia dei milanesi. Lo specchio d’acqua non balneabile che si stende tra Segrate e l’aeroporto di Linate diventerà, in vista di Expo 2015, anche il nuovo parco dell’arte della città. Anzi, il parco delle sculture, se proprio vogliamo essere precisi. In un profluvio di complimenti e ringraziamenti, stamattina il Presidente della Provincia Guido Podestà, con il Vice Presidente e Assessore alla Cultura della Provincia di Milano, Umberto Novo Maerna, e i Presidenti della Fondazione Banca del Monte Aldo Poli e del comitato scientifico per la nuova vita “artistica” dell’Idroscalo, Flavio Arensi, si sono presentate le prime venti opere del percorso. A dir la verità alcune erano qui da diverso tempo, ma solo recentemente sono state accorpate in questo progetto più ampio, che Podestà non ha esitato a definire «straordinario» non solo per la quantità di persone che potranno visitarlo annualmente (il pubblico del parco è stimato a circa un milione di presenze) ma anche un «miracolo» realizzato in epoca di crisi conclamata, dove le province, comuni e regioni tagliano tutto e di più. Eppure l’Idroscalo, seguendo sempre le parole del Presidente, da questo momento in poi sarà candidato a divenire il terreno sul quale piantare l’arte (nel vero senso della parola) insieme all’agonismo sportivo e al tempo libero. Un parco multi-disciplinare verrebbe da dire, «perfetto per ospitare i Sette Savi di Fausto Melotti, ristrutturati e ora a Malpensa. Perfetto anche per I visitatori che arriveranno in occasione di Expo, a cui Milano deve offrire un vasto programma culturale, anche per permettere soste più lunghe: con un solo giorno di permanenza in più, per ogni turista, si potranno coprire un terzo delle spese sostenute per l’Esposizione Universale» spiega Podestà. Bello, Bellissimo, viene da dire.
Anche perché si parla di giovani, di abbinare i Maestri alle nuove promesse, di «portare avanti la cultura del fare – dice Maerna – l’entusiasmo, il credere in obiettivi precisi, in una nuova ricchezza». Peccato che questi giovani però si vedano solo nel comitato scientifico under 40, composto appunto da Arensi, da Lorenzo Respi -ex conservatore e curatore alla Fondazione Pomodoro- e Alberto Zanchetta, direttore del MAC di Lissone, che hanno lavorato in una sincronia tra Provincia e Permanente cercando, come spiega il Presidente «di portare contributi culturali in questo Expo dove ancora si sente poco parlare di arte».
Ma veniamo alle opere: venti in tutto, di cui un paio di sculture di Giuseppe Maraniello, tre pezzi “da piedistallo” di Augusto Perez, due opere di Paolo Delle Monache e poi, in ordine sparso, Grazia Varisco, Mauro Staccioli, Giacomo Manzù, un Grande Nuotatore di Luciano Minguzzi che sarà installato prossimamente in acqua e poi Patrizia Guerresi, Medhat Shafik, Alex Corno, Nada Pivetta e Piergiorgo Colombara, tra gli altri.
«Un parco per una cultura aperta e libera» conclude Maerna. Un parco dove però sembrano mancare tanti nomi, non solo italiani ma anche milanesi (visto che il punto di partenza in molti casi è anche l’identità lombarda o nazionale), e dove forse i “giovani” saranno necessari per “movimentare” un poco quello che sembra, parafrasando il titolo del celebre saggio di Arturo Martini “La scultura lingua morta”, un percorso difficilmente appettibile per gli interessati del contemporaneo. Che non si fermeranno un giorno in più a Milano.

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