20 novembre 2015

Il colpaccio di Castelvecchio. Trafugate diciassette opere dal museo veronese, tra cui Pisanello, Caroto e Bellini. L’ipotesi? Un furto ideato da un collezionista

 

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Più che da Far West, il furto di ieri sera al Museo di Castelvecchio di Verona, ha un che di “scientifico”. 
I ladri, infatti, come consuetudine vuole a volto coperto, si sarebbero fatti accompagnare dal vigilante (dopo aver immobilizzato l’unica guardia giurata presente al museo, insieme alla cassiera) nelle sale dove stavano i diciassette dipinti scomparsi.
Quasi una “visita guidata” con benefit, e oggi le pareti piangono La Madonna della quaglia del Pisanello, il Ritratto di bambino con il disegno di Giovanni Caroto, San Girolamo penitente nel deserto di Jacopo Bellini (nella foto sopra), tra gli altri.
Cosa ipotizza la polizia scientifica? Che si tratti di un furto mandato da un collezionista. In effetti le modalità da “lista della spesa” lasciano ben intendere che qualcuno, dietro gli esecutori materiali del colpo, conoscesse bene certi pittori (e valori). Aggiornamenti in corso. 

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