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Il faraone che è in te. Aspettando la grande mostra di Shangai, Maurizio Cattelan dice la sua

di - 28 Settembre 2018
Originalità, verità e identità. Sono i tre principi dell’arte moderna, entrati definitivamente in crisi all’inizio degli anni 2000. In effetti, se crediamo alle cronologie lineari, già ci era arrivato un tale Marcel Duchamp, in tempi non sospetti di fake news e catfishing. Per esempio, chi si nascondeva dietro i falsi profili e le false opere di R. Mutt e Rrose Sélavy? Che poi originalità, verità e identità siano anche i tre principi sui quali si è fondata la maggior parte della struttura culturale e sociale occidentale, da Socrate in poi, è un discorso decisamente affine. È proprio necessario, allora, che “The Artist is present”, la prossima mostra di Maurizio Cattelan, in collaborazione con il direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele, sia esposta allo Yuz Museum di Shanghai, che è la città più popolosa della Cina e già questo significa tutto. Da quelle parti, i concetti di cui sopra sono definiti in maniera radicalmente diversa, si potrebbe dire opposta, se l’idea di opposizione non fosse quanto di più distante dal taoismo e dal confucianesimo.
Ma sono argomenti fin troppo complessi per noi occidentali e ci voleva uno come Cattelan per affrontarli nella maniera giusta, con quel grado di superficialità che permette di osservare le cose con la spensierata leggerezza del saggio. E così, per accompagnarci nel percorso di avvicinamento alla mostra, l’artista in pensione ha dato il via a “What I’ve Learned About Copies”, «Una raccolta di piccoli fatti, curiosità, informazioni casuali senza un uso efficace, che mi è capitato di conoscere durante la ricerca per la mostra “The Artist Is Present”, che mette in discussione i più sacri principi dell’arte nell’era moderna: originalità, verità e identità», ha spiegato Cattelan ad Artnet.
Regola numero uno: la verità è una questione di fede. Nove cani diversi hanno interpretato Lassie. Ed erano tutti maschi. Questa è una breve storia di discriminazione legata al genere. Lassie è stata protagonista di racconti e libri, di 11 film e di una serie tv durata 19 stagioni, di un programma radiofonico trasmesso per tre anni, oltre che vincitrice di molti premi e riconoscimenti, tra i quali una stella sulla Walk of Fame di Hollywood. E ognuno di questi tasselli è andato a comporre la rappresentazione collettiva dell’esistenza di un singolo cane femmina che, in realtà, erano nove cani maschi. In Lassie si parlava di amore e lealtà ma questa sembra essere più la trama di una vertiginosa storia alla Alfred Hitchcock.
Regola numero due: l’autenticità è inestimabile; l’originalità è non-esistente. Se ognuno di noi è la reincarnazione di qualcuno nel passato, non siamo tutti gli autori di un plagio? Questa volta Cattelan entra a gamba tesa nel cospirazionismo più spinto e accosta Barack Obama, il primo Presidente di colore degli USA, al faraone eretico della XVIII dinastia, Akhenaton, il primo a introdurre una sorta di culto monoteista, devoto al Sole. A distanza di circa 3 millenni, pare che tra i due personaggi ci sia una affinità convincente e non solo somatica ma anche politica, programmatica. Sempre secondo i cospirazionisti, sapevate a chi assomiglia Vlamidir Putin? Nientemeno che a Gaio Giulio Cesare. Coincidenze? Loro non ci credono e anche in questo caso non si tratta solo di somiglianza fisica, visto che il vero Putin sarebbe stato assassinato a tradimento da un’operazione congiunta CIA-MI6 e sostituito, quindi, da un clone. A questo punto anche voi potreste essere la reincarnazione di un sovrano sumero o di un generale d’armata di Napoleone. Per scoprire le somiglianze e, nel caso, imparare dalla storia già scritta e correre ai ripari, Cattelan vi consiglia di dare un’occhiata qui. (mfs)
In alto: The artist Maurizio Cattelan knows his canines. Photo by Pierpaolo Ferrari

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