Nel panorama artistico del XX secolo, Gurlitt è un cognome ingombrante, che viene subito associato alla figura del gallerista Hildebrand Gurlitt e a quella di suo figlio Cornelius, protagonisti del mistero del cosiddetto “tesoro di Hitler”. Negli anni della seconda guerra mondiale, infatti, Hildebrand riuscì, come mercante d’arte depredata dai nazisti, a mettere insieme una delle più consistenti collezioni di opere a livello mondiale. Basti pensare che solo nell’appartamento di Monaco del figlio Cornelius, nel 2012, furono sequestrati 1500 dipinti.
Un altro Gurlitt svolse la medesima attività, in quegli anni: Wolfgang. La sua figura è rimasta per molto tempo all’ombra di quella del più noto cugino ma quest’anno, finalmente, il Lentos Kunstmuseum di Linz (fino al 2001, Neue Galerie der Stadt Linz, Wolfgang-Gurlitt-Museum) si prepara a mettere in scena la sua affascinante vicenda, dopo quasi vent’anni dall’inizio delle ricerche sulla provenienza delle opere della sua collezione. La mostra aprirà il prossimo 4 ottobre e sarà intitolata Linz Zauberprinz, “il principe delle favole di Linz”, dal nome di un ritratto che Oscar Kokoschka fece a Wolfgang nel 1922, rappresentato come un pasha con la testa coperta da un turbante. A curarla sarà Elisabeth Nowak-Thaller, vicedirettrice a capo delle collezioni del museo.
Wolfgang aveva iniziato la sua carriera nel 1912, rilevando la ben avviata galleria paterna di Berlino. Qui ospitò molte mostre di arte moderna e contemporanea, con opere di Edvard Munch, Henri Matisse ed Egon Schiele, fra i tanti. Strinse ottime amicizie con molti degli artisti dell’epoca e poi, negli anni che precedettero la guerra, si avvicinò ai nazisti, arrivando ad avere ottimi rapporti anche con Hans Posse e Hermann Voss, commissari incaricati della costruzione del Fuhrermuseum di Linz, poi mai realizzato. Nel 1940 si trasferì nel villaggio austriaco di Bad Ausse e, sei anni dopo, ottenne la cittadinanza austriaca e divenne direttore della Neue Galerie di Linz. I debiti e i problemi economici, che lo accompagneranno e ossessioneranno per tutta la vita, lo portarono a vendere alla città 88 dipinti e 33 opere su carta della sua collezione. In quell’occasione, il suo nome venne associato a quello del museo.
Da dove venivano, però, quelle opere? Per rispondere alla domanda Wolfgang usò lo stesso stratagemma del cugino Hildebrand, dichiarando che risalire alla loro provenienza sarebbe stato impossibile, dal momento che tutta la loro documentazione era andata perduta durante i bombardamenti. La questione venne ripresa solo nel 1998, quando l’Austria approvò la legge sulla restituzione e il museo stesso istituì una commissione di ricerca, per stabilire la provenienza dei dipinti. Da allora, 12 opere sono state restituite ai legittimi proprietari. Fra queste, il Ritratto di Ria Munk III (1917-1918) di Gustav Klimt e un paesaggio di Schiele. ‹‹Indipendentemente dal fatto che ci sia un reclamo o meno, i dipinti della collezione Gurlitt vengono sistematicamente esaminati››, spiega Nowak-Thaller, aggiungendo che la provenienza di molti di questi è stata chiarita e che, per il momento, non ci sono state altre rivendicazioni.
Nel 2020, Linz Zauberprinz si sposterà al Museum im Kulturspeicher di Würzburg, che da Gurlitt aveva acquistato circa 130 opere. (Lucrezia Cirri)
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