Entra nel vivo “Without Frontiers-Lunetta a Colori”, il festival di riqualificazione urbana che, attraverso la potenza della street art, vuole abbattere le distanze tra centro e periferia, intese non solo come denominazioni topografiche.
Il progetto è curato da Simona Gavioli e Giulia Giliberti, organizzato dall’associazione
Caravan SetUp in collaborazione con
Il Cerchio e le Gocce e con il supporto del
Comune di Mantova e del
Gruppo Tea. Dopo la tappa di aprile, che ha visto impegnato l’artista
JOYS nella realizzazione di
TSUNAMY, un’opera di 826 metri, il museo a cielo aperto si amplierà, dal 18 al 24 giugno, con nuove opere di arte pubblica, firmate da
Joan Aguilò,
Boogie Ead,
Corn79,
Ericailcane–
Bastardilla,
Mach505,
Made514,
Molis,
Peeta e
Sebas Velasco.
La terza edizione del festival ruota intorno a un progetto curatoriale che prende spunto dal libro La pelle e la traccia, di David Le Breton, raccontando la trasformazione che sta coinvolgendo il quartiere Lunetta, con i palazzi come fogli bianchi, «Una pelle sulla quale scrivere per acquisire un’identità unica che sembra esserci stata estirpata dalla società delle omologazioni». Tra le novità, anche la prima Notte Bianca dell’Arte, una nottata dedicata all’arte con un programma diffuso che inaugurerà il 23 giugno dalle 19 alle 24, con 24 artisti coinvolti, tra mostre e installazioni site specific. Inoltre, sempre nell’ambito del progetto, sono stati coinvolti anche tre istituti scolastici, per approfondire il dialogo con il contesto e con le generazioni più giovani. L’Istituto Carlo D’Arco-Sezione Grafica e Comunicazione, con il supporto del Prof. Carlo Benini, ha fatto lavorare i suoi studenti nella rappresentazione fotografica del cambiamento di Lunetta, dando vita a una mostra fotografica di 23 progetti. Inoltre, grazie alla collaborazione tra l’Istituto Virgilio e l’Istituto Giulio Romano, l’artista MACH505 realizzerà un’opera d’arte finanziata tramite crowdfunding e grazie al progetto NOVA, ideato dal gruppo Co-Hum, nel contesto di alternanza scuola-lavoro.
In alto: foto di Stefano Sabbadini