18 novembre 2014

“Il Ponte sulla Drina” di Kusturica, nuova metafora della convivenza pacifica con l’Altro. Presentato a Milano il nuovo progetto del regista per il Teatro La Fenice

 

di

Milorad Dodik, Emir Kusturica, Fortunato Ortombina presso la Sala Puccini del Grand Hotel et de Milan, Courtesy Sec PR

“Il set vuoto, un uomo solo trasporta un ponte telescopico che allungandosi progressivamente si trasforma in luogo d’interazione fra i personaggi”. Così Emir Kusturica, regista serbo-bosniaco dal notevole palmarès (uno fra tutti Underground, capolavoro di surreal-realismo Palma d’oro a Cannes nel 1995), descrive l’inizio della propria versione lirica de Il Ponte sulla Drina, presentata in anteprima mondiale alla lussuosa Sala Puccini del Grand Hotel et de Milan. Il progetto è sorto dalla cooperazione di Fondazione Teatro La Fenice di Venezia, di Verdiana s.r.l e del Governo della Repubblica serba di Bosnia affinché il sogno di “un uomo solo” di scambio interculturale pacifico divenga realtà concreta per molti mediante il “ponte telescopico” dell’arte. La messa in scena prevista per il 2016, come anticipa Giampiero Beltotto, direttore del Press Office della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia “sarà l’atto conclusivo della trilogia che compone il Festival Lo spirito della musica di Venezia, nato con l’intento di sviluppare il tema di Venezia come emblema e centro di scambi culturali-musicali, economici e filosofici fra Oriente e Occidente”. Venezia, dunque, frontiera e al contempo ponte fra mondi, come Visegrad che segna e unisce il sofferto confine serbo-bosniaco e come quel crossover multietnico che è l’intera area balcanica, ma anche come ogni luogo, dove una differenza può sempre essere ponte ideale di uno scambio reciproco. Da qui l’attualità e la portata universale delle vicende narrate dal premio Nobel Ivo Andric nel suo celebre capolavoro datato 1945. Visegrad, cittadina bosniaca spaccata in due dal fiume Drina è però unita da un ponte, vero fil rouge dell’intera narrazione che si dipana attraverso tre secoli di storia jugoslava. Sul ponte si intrecciano i commerci tra est e ovest, dal ponte partono le storie minime dei personaggi del libro che si intrecciano fino a comporre una trama universale, quella dei popoli balcanici, risultato in progress dell’incessante contaminazione multietnica, al tempo stesso ricchezza e condanna, fonte di crescita inesauribile e di conflitti sanguinosi, fomentati da un odio atavico che come un “minerale” (riprendendo un’immagine di Andric cara a Kusturica) tossico, che dalla notte dei tempi sedimenta e corrode dal suo interno la terra slava. Ed è proprio la capacità di Andric, di cogliere l’essenza tormentata della propria terra e la volontà di raccontarne le origini, a guidare il progetto a lungo meditato da Kusturica di trasformarla in “un’opera lirica senza precedenti, dalla potenza visiva e dalla spettacolarità inedita con atmosfere affini a Times of the Gypsies (da poco realizzata all’Operà Bastille di Parigi), che sarà  suddivisa in sette parti ricche di riferimenti alle nefaste vicende del recente passato, musicate appositamente da Dejan Sparavalo“, violinista balcanico che da anni collabora con il regista nella realizzazione di colonne sonore filmiche e come membro della No Smoking Orchestra, band fondata da Kusturica nella Sarajevo del lontano 1980. Troppo presto, però, per anticipazioni sul cast coinvolto e per svelare ulteriori dettagli scenici di “un’opera procrastina per i problemi ambientali che hanno rallentato le riprese dell’ultimo film”, come più volte il regista stesso ci tiene a precisare. Ma la presenza cospicua della stampa, attirata dal grande nome, diviene per Beltotto un’occasione imperdibile per presentare la programmazione integrale 2014-2015, soffermandosi in particolare sul secondo atto del Festival Lo spirito della musica di Venezia di cui Il Ponte sulla Drina rappresenterà la conclusione nel 2016. “Dopo l’edizione 2014 che ha lavorato sull’idea di Europa con la prima assoluta di Bernard-Henry Lèvy, nel 2015 protagonista del Festival il dialogo tra Cristianesimo ed Islam con una rassegna dedicata a giovani compositori italiani, arabi e israeliani e con lavori musicali ricchi di riferimenti alla tematica quanto mai attuale della convivenza multietnica e interreligiosa, come la Juditha triumphans di Antonio Vivaldi, la Dafne di Antonio Caldara e in particolare La controversia tra un saraceno e un cristiano di Giovanni Damasceno“, aggiunge Fortunato Ortombina, direttore artistico della Fondazione Teatro La Fenice.
Dunque, ancora il tema dello scambio con l’altro etnico, l’altro geografico, religioso, culturale, reale, mentale attorno a cui ruota il testo di Andric, l’adattamento di Kusturica e che costituisce la base per la realizzazione del sogno ancora possibile di una convivenza pacifica tra i popoli. Infatti, l’opera, frutto di un’eccezionale cooperazione “destinata a ripetersi” come assicura il neo Presidente della Repubblica serba di Bosnia Milorad Dodik, dopo la rappresentazione al Teatro la Fenice, migrerà a Visegrad in tempo per l’inaugurazione del nuovo teatro lirico. L’arte agirà, così, da veicolo di propagazione di questo spirito, nella speranza di costruire, a partire da un piccolo grande tassello, un ideale, e appunto telescopico, ponte sulla Drina verso un comune futuro di pace. (Martina Piumatti)

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