Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
-
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
-
In occasione del settantesimo anniversario della fondazione dell’Accademia Nazionale di Danza, Ester Coen, presidente dell’Accademia, Luigi Ficacci, direttore dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, Francesco Scoppola, direttore generale per l’Educazione e la Ricerca del MiBAC, e Stefano Pighini, vice-presidente di LoveItaly, hanno presentato a Roma il progetto di restauro del dipinto murale La corsa dei Barberi (1935), capolavoro giovanile di Corrado Cagli.
Cagli, che già giovanissimo aveva espresso la propria aspirazione alla pittura murale nel manifesto Muri ai pittori (1933), esegue il dipinto su invito dell’architetto razionalista Gaetano Minnucci, incaricato di trasformare Il Castello dei Cesari, un locale sull’Aventino assai alla moda negli anni Venti, in Casa della Gioventù Italiana. L’edificio, che più tardi, nel 1954, diventerà sede dell’Accademia Nazionale di Danza, nel 1929 era infatti passato al demanio e Mussolini lo aveva destinato all’Opera Nazionale Balilla. Ma la vicenda di questa commissione presenta in realtà ancora numerosi lati oscuri. Perché, ci si chiede ad esempio, per decorare la sala della biblioteca della Casa della Gioventù Italiana venne scelto un tema in fondo così poco consono come la sfrenata corsa dei cavalli Barberi durante il carnevale romano? È forse questa la ragione per cui il ministro dell’Educazione Nazionale Renato Ricci, già nel giugno del 1935, appena vista l’opera, ne decretò la distruzione? Il dipinto, salvato grazie a una falsa parete fatta innalzare dallo stesso Cagli, verrà riportato alla luce solo nel 1945. Oppure le ragioni sono più profonde e vanno ricercate in un diverso modo di intendere la politica culturale del fascismo e la funzione dell’arte da parte dei due protagonisti?
A questi interrogativi, oltre agli approfondimenti sulla tecnica di esecuzione (una tecnica sperimentale, a secco, non si tratta infatti di un affresco) il progetto attuale intende far luce, dopo un primo restauro eseguito sull’opera alla fine degli anni Novanta. I lavori inizieranno nel 2019 grazie al sostegno della Ruth Stanton Foundation di New York e vedranno la partecipazione al progetto dell’Archivio Corrado Cagli. (Flavia Matitti)