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La galleria C+N Canepaneri, in Foro Buonaparte 48, a Milano ha appena inaugurato “Tema e Variazioni”, una imperdibile retrospettiva dedicata a Fausto Melotti, nato a Rovereto nel 1901 e scomparso nel capoluogo lombardo nel 1986. L’esposizione è comprensiva di dieci sculture inedite provenienti da collezioni private, realizzate dagli anni Cinquanta agli Ottonata, in cui la leggerezza, la musicalità e l’espressività dei colori insiti nei materiali stessi sono gli elementi riconoscibili dell’artista che ha ispirato Italo Calvino.
Le sculture sottili di Melotti fondano misteriosamente concreto e astratto, ci appaiono precarie e solide e sono composte con fili, reti, garze di ottone, acciaio e altri materiali anche poveri o deperibili, dall’equilibrio apparentemente instabile. Soluzioni geometriche volte al rigore formale che s’iscrivono nella semplificazione più radicale delle forme astratte e puntano sul contrappunto tra vuoti e pieni.
Non si dimentichi che Melotti, laureato in ingegneria elettronica e raffinato musicista, dopo aver partecipato alla prima collettiva di arte astratta italiana a Torino nel 1934 e l’anno successivo proprio a Milano, tenne la sua prima mostra personale alla galleria dei fratelli Ghiringhelli, Il Milione, il centro italiano più significativo di promozione di avanguardie artistiche e architettoniche internazionali degli anni Trenta, dove hanno esposto altri protagonisti dell’astrattismo italiano sostenuti dal geniale critico d’arte Edoardo Persico.
E paradossalmente esili e concrete, simboli di una fragilità sondata tra le varie dinamiche di relazione e la contiguità di forme e materiali, sono le sculture esposte nelle due sale della galleria Canepaneri. Quelle raccolte nella prima sala sembrano comporre uno spartito musicale con soluzioni formali in cui modulazione e leggerezza impaginano in maniera armonica lo spazio espositivo. E poi fate attenzione a quelle esposte nella seconda sala della galleria milanese, dove prevale invece un’attitudine architettonica, in cui prende il sopravvento il suo spirito geometrico razionalista, seppure con brio.
Il delicato equilibrio sotteso in tutte le sculture di Melotti coniuga regole geometriche, di statica e cinetica con la leggerezza, come fossero composizioni di una libera interpretazione visiva del contrappunto musicale che solo uno scultore appassionato di musica può tradurre in opere dalle infinite possibilità combinatorie. Le sue sculture modulari sono variazioni concepite sul tema della leggerezza e il principio della modulazione musicale: l’elemento base per comprendere meglio il suo geometrismo insieme lirico e poetico.
L’impianto classico delle sue sculture generate dall’alternanza del pieno e del vuoto, del concavo e convesso contenuto in sapienti incastri tra linee orizzontali e verticali plasma forme quasi totemiche ed essenziali, che trasudano di spiritualità come la musica di Bach. Melottti, con rettangoli vuoti delimitati da sottili aste metalliche e ardite inversioni di fili, configura una sottesa trasparenza come una sua personale trasposizione visiva del pentagramma musicale.
C’è un ritmo in tutte le sue opere, solidamente dinamiche nei materiali utilizzati, capaci di intrecciare note di una impercettibile armonia cosmica, una scansione che, nella sua concezione costruttiva e modulare, vibra nelle sculture. (Jacqueline Ceresoli)