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Spesso la Street Art affronta temi legati all’attualità, manifestando apertamente opinioni anche scomode. Ma questa volta, per le modalità e per i temi affrontati, la discussione ha oltrepassato gli ambiti, arrivando a coinvolgere istituzioni e gruppi politici che, solitamente, non entrano in questioni di estetica. Nella notte tra venerdì, 30 giugno e sabato, 1 luglio, sono apparsi diversi poster negli spazi pubblicitari delle fermate della linea 8, gestiti dalla Clear Channel. Le immagini in questione hanno suscitato immediatamente le repliche dell’Atac che, sulla pagina Facebook, commenta così: «In relazione al gravissimo atto che ha riguardato alcuni manifesti con immagini blasfeme esposti in alcune unità di fermate bus, Atac precisa che si tratta ovviamente di un atto vandalico». I poster affrontano argomenti scottanti, relativi, per esempio, alla fecondazione assistita e alla pedofilia negli ambienti religiosi, rielaborando simboli e motivi dell’iconografia sacra. Sdegnata la reazione dei Fratelli d’Italia che, diffondendo le immagini sulle loro pagine, parlano di «offesa alla religione cattolica» e invitano Linda Meleo, assessore alla mobilità, a dimettersi. Altrettanto forte la risposta degli autori, affidata ai social network: «I disegni degli agenti Hogre e DoubleWhy, motivo d’indignazione per bigotti, sessuofobici, repressi e senza vita». E non è la prima volta che Hogre e DoubleWhy intervengono sulle pensiline, senza peraltro lasciare segni di effrazione, perché già qualche giorno fa i due artisti, nell’ambito di un workshop, avevano diffuso una versione rivisitata dei manifesti di Intimissimi, Dolce&Gabbana e Calzedonia, non riscontrando la stessa indignazione. Stavolta, invece, a causa dell’argomento ancora intoccabile, i poster sono stati immediatamente rimossi e sostituiti con le immagini, ben più tranquillizzanti, della solita pubblicità.