Negli anni Sessanta, la pubblicità si insinuò nell’arte come un gioco e, da allora, ha assunto un potere che in quell’epoca era inimmaginabile. In Madagascar, le Major hanno invaso a tal punto il territorio, da tramutare città come Antananarivo, la capitale, in veri e propri set pubblicitari a cielo aperto. Le abitazioni della popolazione autoctona sono diventate materiale di affissione, alla stregua di pannellature che danno luogo a coloratissime campagne pubblicitarie.
Questo curioso aspetto del Madagascar è diventato il campo di ricerca di
Materia Critica, giovane collettivo di Reggio Emilia composto da
Francesco Elipanni,
Maria Naomi Galavotti e
Martina Ranedda. Nel progetto
Exporting the Loop,
in mostra all’interno dello spazio Magazzini Fotografici, a Napoli, il collettivo indaga lo spazio fisico che la pubblicità occupa nella quotidianità. In interi quartieri, le facciate delle case vengono vendute per pochi soldi dai proprietari e ridipinte a mano seguendo le indicazioni delle grandi catene industriali. Coca cola, latte in bottiglia, succo di frutta, smartphone, si susseguono su sfondi pantone dai quali sbucano porte o finestrelle.
Il cortocircuito più intenso, che ha colto l’interesse di Materia Critica, è l’impossibilità dell’acquisto di questi prodotti da parte degli abitanti del luogo che guadagnano all’incirca 2 dollari al giorno. Le immagini presentate nella ricerca sono supportate da open data che analizzano le energie e i costi che vengono spesi nel mondo per la pubblicità, a testimonianza di un bombardamento quotidiano.
Video, fotografia, statistiche, graphic design, istallazione, questi gli strumenti di indagine che Materia Critica utilizza per dar voce ai fenomeni sociali e culturali che invadono il mondo, influenzando i valori e l’etica dell’uomo di oggi. (Michela Sellitto)