10 gennaio 2018

Inside Zang Tumb Tuuum. La mostra di Germano Celant da Fondazione Prada, racconta l’Italia che fu

 

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Cosa c’era tra lo Zang e il Tumb Tumb? Cosa stava succedendo, in Italia, in quel periodo di tempo compreso tra il primo e il secondo dopoguerra? Quel mondo che oggi ci appare in bianco e nero, irrigidito nella tragicità degli eventi, tornerà ad animarsi, prenderà forma e colore in “Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943”, la mostra a cura di Germano Celant che riprende il nome corretto del famosissimo componimento marinettiano e aprirà l’anno espositivo della Fondazione Prada, il 18 febbraio. 
Un fitto percorso di 500 lavori, tra dipinti, sculture, disegni, fotografie, manifesti, arredi, progetti e modelli architettonici, realizzati da più di 100 autori, che si snoderà tra galleria Sud, Deposito, galleria Nord e Podium e verrà scandito da approfondimenti dedicati alle figure intellettuali e politiche del tempo, come Giuseppe Bottai, Antonio Gramsci, Alberto Moravia e Margherita Sarfatti. Ovviamente, il giusto risalto sarà dato alle grandi opere degli artisti, da Fortunato Depero a Giorgio Morandi, da Fausto Melotti a Carlo Carrà, da Mario Sironi ad Adolfo Wildt, attraverso una ricognizione di storiche esposizioni personali e collettive, tra le quali la Biennale del 1926, dove i futuristi esposero per la prima volta, e la mostra inaugurale della Quadriennale di Roma, del 1931. Lungo questo itinerario immersivo, ideato dallo studio 2×4 di New York in dialogo con il curatore e ritmato da venti ricostruzioni parziali di sale espositive pubbliche e private, scorreranno le poetiche del Futurismo, di Valori Plastici, di Novecento, della Scuola Romana, di tutti quei movimenti artistici che hanno descritto non solo l’Italia ma la temperie di una intera epoca.
In alto: Filippo Tommaso Marinetti nella sua casa (da “Wiener Illustrierte Zeitung” e “Berliner Illustrierte Zeitung”, 1934) con sullo sfondo “Dinamismo di un footballer” di Umberto Boccioni, 1913. Ullstein Bild / Archivi Alinari © 2017. Digital Image, The Museum of Modern Art, New York / Scala, Firenze

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