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Scorre per i corridoi, si accartoccia negli angoli, curva dopo lo stipite di una finestra e prosegue all’altro capo della grande sala. È il lungo tappeto rosso che corre nel grande spazio espositivo centrale del Museo Marino Marini. Senza apparente inizio né fine, l’opera di Ivan Plusch è il filo rosso che congiunge e tocca alcune delle sculture esposte e ci accompagna dentro “Accents, Accenti, Акценты”, collettiva aperta fino al primo luglio al Muso Marino Marini di Firenze.
La mostra raccoglie gli interventi di tre artisti russi invitati dal Visiting Director Dimitri Ozerkov, già curatore d’arte contemporanea presso l’Ermitage di San Pietroburgo, che nelle vesti di curatore esterno ha curato questo progetto per il museo fiorentino. Luogo storicamente composito, l’ex-chiesa di San Pancrazio, oggi sede del Museo Marino Marini, ha nel tempo assunto funzioni diverse: da cappella in epoca carolingia a convento, da manifattura tabacchi a caserma, fino a divenire nel 1988 l’attuale sede museale. Un luogo composito, multiplo e denso di stratificazioni storiche che non ha mancato di ispirare i tre artisti, che da comuni stimolazioni sono giunti a risultati formali molto diversi fra loro.
Oltre all’installazione di Plusch, sono presenti i dipinti di figure femminili di Irina Drodz, ispiratasi al periodo in cui il museo era un monastero, e le performance, i disegni e le sculture di Andrey Kuzkin che riflettono sulle forze distruttive e conservative, sullo scorrere del tempo e sulle vestigia del passato, elementi di cui Firenze è così ricca. Le opere, prodotte ad hoc dopo tre settimane di residenza in loco, sono, secondo il curatore, degli accenti, poiché l’azione degli artisti coinvolti è stata quella di porre delle piccole modifiche, dei leggeri tratti distintivi, su materiale storico e artistico che li ha colpiti e stimolati.
Ozerkov ha improntato il suo intervento all’insegna della trasversalità, sia nei linguaggi messi in campo dai tre artisti invitati, sia nelle diverse tematiche affrontate dalle opere. Scopo dichiarato è quello di favorire la contaminazione e l’incontro tra giovani artisti contemporanei e il contesto storico di Firenze.
A completare l’intervento del Visiting Director la mostra “Le tre donne”, presso la Cappella Rucellai del Leon Battista Alberti, suggestivo spazio rinascimentale che accoglie le stampe di tre figure femminili bibliche, Giuditta, Dalila e Giaele riprese da opere di van Dyck, Tiziano e van Leyden. Queste figure femminili hanno incarnato l’ideale dell’eroina, esulando dal loro genere, si sono rese protagoniste di azioni coraggiose; questa piccola mostra è un tributo di Ozerkov alle figure femminili rivoluzionarie e trasgressive. (Mattia Solari)