Situazione paradossale al Munda, il Museo Nazionale d’Abruzzo che, dopo la chiusura occorsa in conseguenza del sisma dell’Aquila, ha riaperto al pubblico a dicembre del 2015 e, dopo due anni, è nuovamente a rischio. Per una questione di numeri.
Il Museo del capoluogo abruzzese fu inaugurato il 23 settembre 1951, ospitato nel Castello Cinquecentesco, detto Forte Spagnolo. Con il tempo, la sua collezione è cresciuta, arrivando a comprendere, tra l’altro, una sezione archeologica e una dedicata al Seicento napoletano, con opere di Mattia Preti, Bernardo Cavallino, Jusepe de Ribera, Andrea Vaccaro, Massimo Stanzione. In seguito al terremoto del 2009, parte della collezione è stata spostata nel complesso dell’ex mattatoio comunale dove, dopo un lavoro di ristrutturazione eseguito tra il 2010 e il 2015, in attesa del ripristino della sede storica, sono esposti circa sessanta reperti archeologici e più di cento tra dipinti, sculture e oreficerie, dal Medioevo all’Età Moderna, con un focus sullo sviluppo artistico e culturale della regione.
Ma Lucia Arbace, direttrice del Polo Museale per l’Abruzzo, lancia l’allarme: «I dati dei nostri musei non sono in crescita e ci fanno preoccupare. Se il Munda non riuscirà a decollare, come meriterebbe, di qui a qualche anno sarà condannato alla chiusura perché gli oneri per sostenerlo sono troppo alti». Bassi invece gli accessi, con la punta massima di 350 visitatori, la prima domenica di ottobre, con un evento dedicato ai bambini. I numeri dicono 13.500 visitatori, di cui solo 5mila paganti, nel 2016, in calo nel 2017, con 12mila, anche in seguito ai noti eventi di cronaca: «La grave flessione si è registrata nei primi tre mesi di quest’anno, dopo la scossa del 18 gennaio e fino a fine marzo il museo è stato quasi del tutto deserto». Qualcosa per risollevare la situazione si è fatto, con un nuovo sito, dalla grafica aggiornata e con la possibilità di virtual tour e ricostruzioni in 3d, e con l’acquisizione di nuovi pezzi di oreficeria abruzzese medievale e rinascimentale. Inoltre, il MIBACT ha appena lanciato una campagna social specificamente dedicata al Munda, con protagonista il musicista Paolo Fresu.
In questo contesto, sarà interessante capire l’effetto che avrà l’apertura della sede aquilana del MAXXI, ospitata a Palazzo Ardighelli, finanziata in larga parte dall’intervento della Federazione Russa, con 7,2 milioni di euro, e fortemente voluta da Dario Franceschini, che ha appena annunciato lo stanziamento di 2 milioni di euro all’anno per le attività. «Questa notte è passato alla Camera un emendamento che finanzia in modo permanente tutte le attività del Maxxi L’Aquila con 2 milioni di euro l’anno. Questo consentirà di avere nella città un grande centro di arte contemporanea. Un’altra delle cose dovute all’Aquila a cui ne dobbiamo molte altre», ha detto il ministro, intervenuto per la cerimonia di riapertura della Basilica di Collemaggio, restaurata in collaborazione con Eni, Soprintendenza, Università e Comune.
Per avere una risposta dovremo aspettare il 2018, quando i lavori saranno consegnati e, nell’attesa, Arbace ha la sua idea: «L’arrivo all’Aquila del museo MAXXI non esclude che anche il Museo nazionale non possa ospitare mostre e collezioni di arte moderna». (MFS)