30 agosto 2018

La firma della ricostruzione. Renzo Piano presenta il progetto per il nuovo ponte di Genova

 

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Per Genova è arrivato il momento di pensare alla ricostruzione e, a elaborare l’ipotesi di un nuovo ponte, è stata una firma genovese d’eccellenza, Renzo Piano. Per adesso si tratta solo di una suggestione e poco più, magari da mettere sul tavolo delle trattative tra Autostrade, Fincantieri, lo Stato e le istituzioni cittadine, i cui rappresentanti si riuniranno oggi pomeriggio, nella sede genovese della Regione di piazza De Ferrari. 
L’incontro si preannuncia piuttosto complesso, considerando le ultime dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, che ha confermato la linea dura della revoca della concessione ad ASPI, e del Vicepremier Luigi Di Maio, che punta a coinvolgere Fincantieri nella ricostruzione, magari non come main contractor: «Il ponte lo deve costruire un’azienda di Stato, noi abbiamo un gioiello che si chiama Fincantieri che può essere sostenuta da CDP-Cassa Depositi e Prestiti. Per me è complicato andare a dire alle famiglie delle vittime che ricostruirà il ponte chi lo ha fatto cadere». Ma la strada sembra comunque essere quella della collaborazione, auspicata anche dal governatore della Liguria, Giovanni Toti: «Autostrade apre il cantiere e paga il conto, Fincantieri costruisce il ponte, se serve con altre primarie imprese necessarie per il loro know-how». 
Il tutto con la firma pacificatrice di Renzo Piano, che ha già presentato un plastico nel quale è illustrato il nuovo ponte, una linea sobria sul torrente Polcevera, sostenuta da pilastri e con campate corte, senza tiranti e altre strutture nella parte superiore, a parte i 43 alti lampioni che irradieranno un fascio di luce a forma di vela, per ricordare le vittime del disastroso crollo del 14 agosto. Diverso dal progetto di Autostrade, concessionaria della tratta, che sta studiando la costruzione di un nuovo ponte in acciaio. «Di certo Morandi era un grande ingegnere e ha realizzato qualcosa di audace, intelligente e coraggioso ma, ovviamente, molto fragile. Fragile nel senso di una bellezza che è fragile, non è una critica: il ponte ha richiesto un livello estremamente alto di attenzione durante la sua vita», ha commentato l’archistar. 
Ma nell’idea di Piano, che si è dichiarato profondamente colpito dalla sciagura e pronto ad aiutare la sua città, c’è da pensare anche a un piano di riqualificazione di tutta l’area, con uno spazio vuoto e verde al di sotto del ponte ed edifici nuovi nei dintorni, magari dedicati a start up e incubatori di imprese. 

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