«Avere uno sguardo attento, ogni giorno, su quello che succede per portarlo nell’arte insieme – appena arriverà l’Adolescente di Michelangelo il prossimo 14 dicembre – a uno scambio diretto con l’Ermitage di San Pietroburgo. In questo contesto l’arte antica avrà comunque una contaminazione con l’arte contemporanea».
Come annunciato da Alda Fendi nell’intervista rilasciataci qualche mese fa, per l’inaugurazione di “Fondazione Alda Fendi-Esperimenti”, da oggi l’Adolescente di Michelangelo sarà in mostra, per la prima volta a Roma, direttamente dall’Ermitage di San Pietroburgo, fino al 10 Marzo 2019. E questa è solo la prima delle tante opere che arriveranno nella Capitale, a cadenza annuale, grazie all’accordo stabilito con il prestigioso museo russo, con l’intento di approfondire i rapporti culturali tra i due Paesi. Oggi si terrà la cerimonia del taglio del nastro, che sancirà formalmente la partnership tra la Fondazione Alda Fendi e il Museo dell’Ermitage.
L’Adolescente, datato intorno al 1530, è uno dei pochi lavori del celeberrimo scultore custoditi all’estero. L’opera arrivò in Russia per il volere della zarina Caterina II, dopo averla acquistata dal collezionista inglese John Lyde Browne alla fine del XVIII secolo. Dalla collezione privata reale, la scultura è passata all’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo fino a essere collocata, nel 1851, nella sede dell’attuale Ermitage. Un ragazzo accovacciato a terra spinto da una forza che non lo lascia libero di muoversi nello spazio. La scelta di un marmo poco pregiato è singolare da parte di Michelangelo e i colpi che lasciano incompiuta l’opera conducono a libere riflessioni e interpretazioni. Una scultura affascinante e piena di pathos.
Alda Fendi scrive: «Forma impeccabile, forza di un adolescente pensoso e incline allo sconforto. Una posizione quasi fetale ad ascoltare i battiti del mondo che ri-nasce. Imberbe forza dell’assoluto naturale. Ripensare Michelangelo come forza concentrica di inconsci remoti che segneranno una vita. Vivere per poter abbracciare la musica del non finito. Ipotesi antitetica dell’infinito». (Valentina Muzi)
In home e in alto: © The State Hermitage Museum, 2018. Foto: Vladimir Terebenin