In questi giorni, in Gran Bretagna, stanno facendo molto discutere le dichiarazioni di Jeremy Corbyn, il leader del partito laburista, attualmente all’opposizione, che si è impegnato a restituire i marmi del Partenone alla Grecia, se dovesse essere eletto primo ministro alle prossime elezioni, previste per il 2022. La promessa è stata rilasciata a un giornalista del quotidiano Ta Nea, il più diffuso giornale greco: «Sono stati fatti in Grecia ed è lì che sono rimasti per migliaia di anni, fino a quando non sono stati presi da Lord Elgin. Ci impegneremo con il governo greco in un colloquio costruttivo, per la restituzione delle sculture».
Prima ancora di diventare capo dei laburisti, Corbyn aveva già espresso il suo sostegno al rimpatrio e questa è una dichiarazione più che esplicita. Ma il dibattito sui cosiddetti Marmi di Elgin – che tuttalpiù dovrebbero essere di Fidia, autore, nel V Secolo a.C., delle incredibili sculture – va avanti praticamente da quando, nel 1812, Thomas Bruce, VII conte di Elgin, portò in Gran Bretagna le statue del Partenone, oltre ad altri elementi scultorei e architettonici dei Propilei e dell’Eretteo, dopo aver ottenuto un permesso molto controverso dal Visir dell’Impero Ottomano che, in quell’epoca, regnava in Grecia. In madrepatria le opinioni si divisero, alcuni sostenevano apertamente Elgin, mentre altri, tra i quali il poeta George Gordon Byron, ebbero la sensibilità di gridare al saccheggio. Ottenuta l’indipendenza dagli ottomani, la Grecia iniziò un lungo lavoro di restauro sui propri monumenti, chiedendo la restituzione delle opere che, dopo un processo che vide assolvere Elgin da ogni accusa, furono acquistate dal governo britannico ed esposte nella galleria Duveen del British Museum, dove tutt’ora si trovano. La scorsa settimana, l’UNESCO, che dal 2014 ha il mandato ufficiale di mediazione tra le parti, ha chiesto al Regno Unito di avviare colloqui con la Grecia sul loro possibile rimpatrio. Dodici Paesi, tra cui, per la prima volta, la Francia – che al Louvre conserva alcuni frammenti del Partenone – hanno approvato la decisione. Un sondaggio condotto nel 2017 ha rilevato che il 55% degli intervistati ritiene che le sculture appartengano alla Grecia e solo il 15% degli elettori laburisti ha risposto che le opere appartengono alla Gran Bretagna.
E cosa ne pensa il British Museum? Hartwig Fischer, direttore del museo dal 2016, si è sempre espresso a sfavore del ritorno, «Pur rispettando le opinioni di Jeremy Corbyn, il British Museum è un organismo svincolato dal governo e le decisioni riguardanti gli oggetti della collezione sono prese dal Trustees del British Museum», ha dichiarato un portavoce del British. Sulla pagina del sito dedicata alle sculture, si ribadisce la convinzione che «Le sculture facciano parte di un’eredità condivisa da tutti, trascendendo i confini culturali, evidenziando il loro significato per la cultura mondiale e affermando l’universalità della Grecia Antica». Che, detta così, sembra essere più universale di quella contemporanea. D’altra parte, dal colonialismo alla Brexit, è storicamente evidente che da quelle parti la nozione di confine sia un’idea piuttosto aleatoria.
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