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La rivoluzione culturale di Re:Humanism Art Prize parte da Roma

di - 7 Febbraio 2019
“Re:Humanism” è un movimento nato dalla volontà della Alan Advantage e mira a «Una rivoluzione culturale basata su un approccio più responsabile e basato sui valori umani nell’uso delle tecnologie dell’intelligenza artificiale». Negli intenti dei fondatori, la rivoluzione parte dall’Italia e trova uno dei suoi cardini nella riflessione critica sulla progettazione e sul processo creativo. Partendo da queste premesse, “Re:Humanism” ha dato vita alla prima edizione del “Re:Humanism Art Prize”, i cui tre vincitori – Nguyen Hoang Giang, il gruppo formato da Barqué-Duran Albert, Mario Klingemann e Marc Marzenit, ed Enrico Boccioletti – sono stati annunciati a fine gennaio, alla Galleria Nazionale di Roma. Le loro opere, assieme a quelle degli altri dodici finalisti, saranno realizzate con tecnologie innovative e presentate in una grande mostra nei prossimi mesi nello spazio no-profit Albumarte, a Roma. Abbiamo posto alcune domande ad Alfredo Adamo, Executive Advisor dell’Alan Advantage, per approfondire questo nuovo approccio e la prima edizione del premio dedicato all’arte contemporanea, in attesa della mostra e della prossima edizione.
Che cosa è “Re:Humanism”? Quali sono le sue linee guida e i suoi obiettivi? Da quale punto di vista indaga il rapporto tra Arte e Intelligenza Artificiale?
«Re:Humanism intende posizionare l’Italia come la capofila di una rivoluzione culturale basata su un approccio più responsabile e basato sui valori umani nell’uso delle tecnologie dell’intelligenza artificiale. Questa rivoluzione passa attraverso la riflessione critica ed un approccio creativo alla progettazione, componenti che da sempre fanno parte dell’universo artistico. A questo proposito abbiamo messo in campo diverse iniziative di cui l’Art Prize è la prima e che vede il coinvolgimento diretto degli artisti in una riflessione critica che tenga conto di un approccio propositivo all’impatto dell’Intelligenza Artificiale.
I punti di vista sono molteplici, tra le 114 proposte che ci sono pervenute c’è chi ha scelto di interrogare direttamente il complesso linguaggio degli algoritmi e c’è qui ha invece ha deciso di indagare il confine, sempre più difficile da individuare, tra “umano” e “artificiale”. Il risultato è una grande eterogeneità di proposte che spaziano dall’installazione al video, dalla performance alla pittura. In tutte le proposte il rapporto con le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale non è visto come un ostacolo o un pericolo da superare ma piuttosto come una potenzialità a patto che si stabilisca un dialogo che ha l’uomo al centro di ogni finalità».
Qual è stato il processo di selezione, da chi è composta la giuria e chi sono i vincitori? Quando e dove sarà la mostra? Come saranno realizzate le opere?
«La selezione è avvenuta in diverse fasi. In una prima fase abbiamo valutato complessivamente tra tutte le proposte pervenute quelle che mantenevano un livello alto di qualità e che fossero conformi a quanto richiesto dal bando, successivamente abbiamo chiesto alla nostra giuria, composta da esperti d’arte contemporanea e nuove tecnologie e da esperti di Intelligenza Artificiale della Alan Advantage, di valutare secondo diversi criteri quali la rispondenza al tema o la qualità della riflessione proposta. Infine ci siamo riuniti per un’analisi complessiva che tenesse conto di altri fattori per decretare i dieci vincitori.
Devo dire che sono rimasto profondamente colpito dalla qualità dei progetti al punto tale che Alan Advantage è già in moto per creare ulteriori opportunità anche per gli artisti che non sono rientrati tra i dieci premiati. Siamo felici di aver ospitato in giuria: Valentina Tanni, Matteo Cremonesi, Fabrizio Pizzuto, Elena Giulia Abbiatici, Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, Cristina Cobianchi, Giuseppe Chili. A completare la giuria oltre me, erano presenti Daniela Cotimbo, curatrice del progetto e Giovanni Losco, senior partner di Alan Advantage.
I vincitori di questa prima edizione sono Nguyen Hoang Giang, il gruppo formato da Barqué-Duran Albert, Mario Klingemann, Marc Marzenit e infine Enrico Boccioletti per il premio residenza. Insieme a loro gli altri finalisti selezionati, Lorem, Enrica Beccalli in collaborazione con Roula Gholmieh, Guido Segni, Antonio “Creo” Daniele, Michele Tiberio in collaborazione con Diletta Tonatto, Adam Basanta e Daniele Spanò.
A loro sarà dedicata una mostra nell’importante spazio no-profit Albumarte di Roma oltre ad una serata in cui verranno presentati i progetti performativi di cui vi parleremo prossimamente. Le opere, dove non ancora prodotte, saranno realizzate con il nostro sostegno».
Quali progetti state preparando o proporrete in futuro?
«Sicuramente l’Art Prize è alla sua prima edizione ed intendiamo trasformarlo in un appuntamento annuale che coinvolga non solo l’Italia ma anche tutti gli altri Paesi che in questo momento hanno un ruolo portante all’interno del dibattito sulle nuove tecnologie. Altre mostre sono inoltre previste per i prossimi due anni, dedicate al rapporto tra arte e intelligenza artificiale. Parallelamente ci impegneremo in diverse attività espositive e divulgative che mettano al centro la figura dell’artista e il suo ruolo progettuale.
Queste iniziative coinvolgeranno anche il mondo delle imprese perché crediamo che la vera innovazione debba necessariamente tener conto di questi aspetti. Lo faremo con le nostre forze ma anche grazie a campagne di crowdfunding e al supporto di coloro che credono nei principi alla base di Re:Humanism. Diverse sono le novità che ci riguardano, ma ve ne parleremo più avanti». (Silvia Conta)
In alto: Giang Nguyen Hoang, The Fall

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