28 agosto 2013

Le parole di Walter Chappel in esclusiva per l’Italia. Il fotografo americano sbarca a Modena, con immagini e memorie

 

di

Stan Tomita, Ritratto di Walter Chappell Oahu, Hawaii, 1977 © Stan Tomita
Sarà un’anteprima mondiale, e di questi tempi per il nostro Belpaese non è poco, quella riservata al libro di memorie di Walter Chappel, fotografo americano dal prossimo 13 settembre in mostra a Modena, all’ex Ospedale Sant’Agostino, promosso da Fondazione Fotografia e curato da Filippo Maggia. «Penso di essere stato un bambino abbastanza particolare, almeno stando alle storie che mi raccontavano. Mi mettevo a fissare le cose, fuori in cortile, e gli altri dicevano: “Walty è fuori a contemplare le cose”. Me ne stavo lì a guardare intensamente qualcosa che mi interessava. Cadevo in questo stato fin dalla tenera età». È soltanto uno dei passi che si troveranno in “Walter Chappell 1925-1953. Intervista con Robin Chappell” il volume che raccoglie una lunga intervista a Chappel, scomparso nel 2000, e raccolta da una persona che più vicina non poteva essere: il figlio. Un’edizione, edita da Skira, insieme al catalogo di “Eternal Impermanence”, la grande retrospettiva che sarà nella città emiliana e che traccerà per la prima volta un affresco totale del fotografo con studi di ingegneria a Portland. Un flusso di coscienza, poi ordinato in capitoli nello sforzo di restituire organicità alle memorie di uno spirito indomito, che visse più vite in una sola, che per la prima volta viene consegnato al pubblico, per leggere anche un nuovo punto di vista su una serie di eventi cruciali per la storia americana, come la Grande Depressione, la seconda guerra mondiale, l’ascesa di Castro a Cuba, l’emergere della cultura on the road. Un approccio di Chappel aveva a sua volta sperimentato, nell’amore per la natura, il paesaggio, l’incontro con l’altro e con il corpo. 

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