Gli Uffizi non presteranno i dipinti di
Leonardo da Vinci al Louvre.
A proposito della querelle tra l’Italia e la Francia, aizzata dalla sottosegretaria al Ministero per i beni e le attività culturali, la leghista
Lucia Borgonzoni, in merito alle celebrazioni in grande stile che i cugini transalpini stanno organizzando per celebrare il cinquecentenario del genio vinciano,
Eike Schmidt, direttore del museo di Firenze, ha espresso la sua opinione ferma. Al pari de L’Adorazione dei Magi, l’Annunciazione e il Battesimo del Cristo, capolavori di Leonardo, peraltro recentemente allestiti in una sala dedicata, che sono inseriti in una lista di opere inamovibili stilata già tempo prima della richiesta del Louvre.
‹‹Noi non daremo nessun quadro, ma siamo assolutamente aperti al prestito di disegni di Leonardo da Vinci››, ha dichiarato Schmidt, a margine di un incontro nella sede dell’Associazione della Stampa Estera a Roma. Insomma, alla fne, la disponibilità c’è, entro i limiti previsti dai regolamenti e distante dalle prese di posizione un po’ atipiche, se vogliamo romanticamente risorgimentali, della leghista Borgonzoni. ‹‹Credo dunque di trovare l’appoggio dei colleghi francesi del Louvre, quando applichiamo la stessa regola che viene usata per la Gioconda. Il Louvre giustamente non fa viaggiare la Gioconda››, ha continuato il direttore che ha anche citato, per chiarezza storica, l’episodio del prestito agli Stati Uniti e alla Russia.
Per precisione, però, dobbiamo ricordare che, nel secondo caso, il prestito, avvenuto nel 1974, era originariamente previsto a favore del Giappone e solo sulla via del ritorno dall’isola del Sol Levante fece scalo a Mosca. Da quel momento non ha mai lasciato le sale del museo parigino ma l’attuale ministro della cultura, Françoise Nyssen, in diverse occasioni, tra le quali un incontro pubblico con il direttore del Louvre, Jean-Luc Martinez, ha aperto uno spiraglio in tal senso.
Questo genere di decisioni, in effetti, seguono spesso opportunità politiche, oltre che valutazioni di criteri conservativi, come del resto ci ha insegnato la storia e anche il presente. In questo senso va intesa anche l’apertura di Nyssen, che ha concesso il prestito dell’Arazzo di Bayeux all’Inghilterra, con Theresa May che ha risposto con pezzi del calibro dello scheletro del cavallo di Napoleone o della Stele di Rosetta, fino a oggi considerati inamovibili dal British Museum.
Nel frattempo, le celebrazioni in Italia sono già iniziate e nell’Aula Magliabechiana degli Uffizi è possibile visionare il Codice Leicester, 72 fantastici fogli manoscritti da Leonardo da Vinci tra il 1504 e il 1508, di proprietà di Bill Gates. L’esposizione, aperta fino al 20 gennaio 2019, visitata fino a ora da circa 165mila persone, è curata da Paolo Galluzzi, frutto di oltre due anni di preparazione ed è realizzata dalle Gallerie degli Uffizi e dal Museo Galileo col contributo di Fondazione CR Firenze. A chiusura della mostra, il codex, che normalmente è conservato in un ambiente buio e dall’atmosfera controllata, viaggerà ancora, per essere esposto alla British Library, insieme al Codex Arundel, già di proprietà dell’istituzione inglese, e al Codex Forster, nella collezione del Victoria & Albert Museum.