Ha passato la Biennale di Venezia, dove era installato a Cà Foscari, l’Unesco di Parigi, il MAXXI, la Gran Via di Madrid durante Arco e ora sbarca a New York, nella sede dell’istituzione forse più famosa del mondo: l’ONU.
Il Garbage Patch State di Maria Cristina Finucci da questo giovedì sarà nella lobby del Palazzo di Vetro, per raccontare i 16 milioni di chilometri quadrati che galleggiano poco sotto la superficie dell’acqua nel Pacifico e nell’Oceano indiano. L’ingresso all’ONU è, in fondo, quasi il passaggio naturale per un’intervento che mira a smuovere le coscienze intorno a un disastro che tutti abbiamo contribuito a creare, e nel luogo simbolo della volontà di pace di tutti i popoli della Terra dove si dibattono e condividono anche le politiche e le strategie internazionali per la tutela dell’ambiente e l’uso sostenibile delle limitate risorse naturali del nostro Pianeta sarà ancora più forte il messaggio lanciato dal Garbage Patch State.
«Il mio scopo è quello di associare un’immagine concreta e tangibile al grave fenomeno ambientale causato dalla plastica dispersa negli oceani , problema purtroppo fino ad oggi negletto proprio a causa della mancanza di una sua identificazione iconica. Per realizzare l’ immagine del Garbage Patch State ho costruito un apparato semantico verosimile come, tra le molte cose, la realizzazione della sua bandiera, di una anagrafe, una sua mitologia, un portale web ecc. non trascurando di inserire anche elementi semplici come per esempio le cartoline postali. Una finzione dunque, strutturata però per svelare una verità che altrimenti sarebbe rimasta celata», spiega l’artista, che ha avuto non poche problematiche relative alla nuova installazione, compreso il dover essere ignifugo ogni materiale utilizzato.