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Alla fine è stata Lubaina Himid ad aggiudicarsi il Turner Prize 2017. Ad annunciare il nome del vincitore, Goldie, musicista e dj, e Maria Jane Balshaw, direttore della Tate Art, nel corso della cerimonia trasmessa in diretta dalla BBC. L’artista nata nel 1954 a Zanzibar è stata scelta da una shortlist in cui figuravano anche Hurvin Anderson, Andrea Buttner e Rosalind Nashashibi, per «il suo modo di affrontare senza compromessi argomenti come la storia del colonialismo e la persistenza del razzismo», ha dichiarato Alex Farquharson, direttore della Tate Britain e presidente della giuria, composta, quest’anno, da Dan Fox, scrittore ed editore di Frieze, Martin Herbert, critico d’arte, Mason Leaver-Yap, curatore al KW Institute for Contemporary Art di Berlino, ed Emily Pethick, direttore della Showroom Gallery di Londra.
Questa nomina conferma i rumors e giustifica l’ampliamento del limite di età imposto dal regolamento, una modifica che, qualche tempo fa, aveva suscitato alcune discussioni (come scrivevamo qui) visto che il Turner Prize è solitamente considerato come una rampa di lancio definitiva, un premio attribuito alla ricerca, meglio se controversa, più che un riconoscimento alla carriera. «Gli artisti possono sperimentare una svolta a qualsiasi età. È solo un caso che nella shortlist di quest’anno due artisti abbiano più di cinquant’anni», commentava Farquharson che, evidentemente, aveva le idee già abbastanza chiare, a prescindere dalla evidente arbitrarietà – oltre che dalla poca raffinatezza – delle discussioni incentrate sulla correlazione tra età anagrafica e età artistica.
Himid, tra i primi componenti del Black Arts Movement degli anni ’80 e oggi docente all’Università del Lancashire, affronta temi di stringente attualità, come la diaspora africana e il linguaggio del postcolonialismo, e proprio in questi ultimi mesi è stata protagonista di una serie di mostre che hanno messo in evidenza la sua capacità di affrontarli in maniera profonda, con un disegno fresco ed esuberante, riuscendo a «combinare la satira con un senso di teatralità».