29 marzo 2017

Milano Art Week/5. “Case chiuse”, ovvero come l’arte si mimetizza in un appartamento. Al civico 5 di via Melzo ci pensa Gabriele De Santis

 

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Metti un cortile di un palazzo un po’ così (lo direbbe Paolo Conte, e pazienza se non siamo a Genova): in ristrutturazione esterna, con qualche canottiera e lenzuolo appesi ai ballatoi in puro stile “vecchia Milano”, gatti inclusi, che si apre ad una casa molto speciale. 
Ecco la nuova tappa del progetto “Case chiuse” curata da Paola Clerico che, stavolta, porta il giovane Gabriele De Santis a riscrivere l’ambiente domestico di casa Vautrin/Vudafieri, tra divani e tappeti, consolle e tavoli.
Non ci sono grandi titoli: il giovane artista lavora sull’ambiente, rendendo riconoscibile la sua mano (per chi ha dimestichezza con le sue opere) e catapultando i visitatori meno esperti a girovagare affascinati in questo appartamento pieno di vetrate, in cerca di una traccia. 
La traccia è il pappagallo, e il volatile colorato che fa capolino in un giardino interno, dove tante piccole sculture preziose sono state appese ai rampicanti: perché questo animale? Per diversi motivi fondamentali: la bellezza, l’ironia, la capacità di replicare la parola senza conoscerne il significato e dunque senza operarne una riflessione, imitando, oltre che la ripetizione: una metafora del presente che si insinua tra le pareti.
Il gioco è fatto: come pappagalli in una bella voliera vi guarderete intorno prima circospetti e poi affascinati, dall’ambiente o dal progetto, o dai colori, o dalla curiosità di capire. Magari parlando-replicando. Fino al 3 aprile dalle 10 alle 19.30.

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