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Il Festival del design racconta storie di mondi attraverso oggetti di forma organica, sostenibili e dalla linea sinuosa, in cui l’innovazione si esprime attraverso materiali ad elevate performance e dalla lunga durata, riciclabili all’infinito. In generale, prevalgono le installazioni evocanti paesaggi naturali, come nell’ambito di “Human Spaces” e “The circular Garden”, a cura di Carlo Ratti Associati, ospitata all’Orto Botanico di Brera, con progetti Eni in cui si propone la riduzione dell’utilizzo delle materie prime e il riuso degli scarti alla base dell’economia circolare, a paradigma di un futuro sostenibile.
Tra gli altri progetti da scoprire, segnaliamo “Brazil Essentially Diverse”, installazione suggestiva e rigenerante promossa da Apex Brasil e ospitata al Museo della Permanente, in via Turati, dove lo spettatore s’immerge in una foresta tropicale multimediale, inscenata in maniera efficace attraverso proiezioni di suoni e immagini in cui sono protagoniste diverse situazioni atmosferiche e metereologiche, passando dalla pioggia intensa e fittissima di un temporale all’immediata ricomparsa del sole, nel giro di pochi minuti. La simulazione del temporale tropicale conferma il sentimento e l’attitudine organica che pervadono ogni prodotto e diventano valore negli oggetti esposti alla Permanente, dove si trova il meglio del design brasiliano, suddiviso in un percorso esperienziale, tra le sezioni Essentialy diverse, Essentialy innovative, Essentialy sustainabile ed Essentialy creative.
Nella residenza Viafarini, in Viafarini 35, gli industriali di DesignByThem, per la prima volta in Europa, espongono oltre 30 pezzi: un progetto che propone l’armonizzazione tra design industriale e moda, con l’obiettivo di trasformare la casa in un parco giochi della creatività.
L’idea più originale della settimana del design e stata quella di introdurre anche il food design e l’ha avuta Marva Griffin, fondatrice del Salone Satellite che ogni anno fa scouting fra i giovani designer di tutto il mondo, portandoli a Milano per vivere al meglio questo evento unico. L’idea della michetta, pane simbolo di Milano e degli operai milanesi, prodotta con grani dei cinque continenti rimanda al multiculturalismo e ci piace moltissimo. Il progetto è stato sviluppato in collaborazione con Pane quotidiano, associazione no profit fondata nel 1898. E poi la michetta è transazionale fin dalle origini, perché nasce austroungarica ma rinasce, soffiata e vuota dentro, quando arriva a Milano.
Oggi la michetta sarà distribuita nelle sedi dell’associazione e di sicuro non basterà per tutti i richiedenti ma basterà dividerla con chi si incontra e, nel piccolo e significativo gesto di spezzare il pane per donarlo a chi non si conosce oppure a chi non ce l’ha, si dà forma alla solidarietà e alla condivisione di obiettivi: accoglienza delle differenze e disponibilità di crescita insieme. L’importante è farlo, oltre che teorizzarlo. (Jacqueline Ceresoli)