Non è vero che con la cultura non si mangia. È questa la chiosa di un lungo discorso introduttivo fatto stamane dal dottor Ovidio Jacorossi, la cui famiglia è da sempre legata al mondo dell’imprenditoria e della cultura. Una famiglia importante a Roma, che negli anni ’20 aprì una rivendita di carbone in via dei Chiavari e che da allora si è espansa e sviluppata, dando lavoro a decine e decine di persone. Non dimenticando mai la cultura, e soprattutto l’arte visiva. La famiglia infatti nel tempo ha costruito una collezione di arte contemporanea di notevole interesse. Con l’andare avanti delle generazioni però la paura della disgregazione del patrimonio tra nuore, mogli, figli, ha fatto si che i fratelli decidessero di vendere parte della industria. Il civico 7 però di via dei Chiavari è rimasto alla famiglia, così come anche la collezione, che anzi nello specifico è rimasta al fratello Ovidio.
Gli spazi del civico 7 e 9 per oltre venti anni sono stati lasciati sfitti con l’ambizione però di farci qualcosa che potesse essere in qualche modo utile all’arte contemporanea, e anche alla divulgazione e conoscenza di quest’ultima. Con un parto che pare assai lungo, i lavori di ristrutturazione dell’edificio sembrano però essere vicini alla conclusione, e per la fine di ottobre nascerà MUSIA living and arts.
In visita oggi in anteprima al cantiere, abbiamo potuto osservare la magnificenza di un palazzo storico romano, con stratificazioni che vanno fino al Medioevo, ma abbiamo soprattutto osservato come saranno strutturate le sale, e si è capito di più cosa succederà all’interno di queste mura. Pare infatti che nell’autunno saranno ben tre i privati che apriranno spazi di arte contemporanea a Roma, e questo, in un momento assai difficile come quello che stiamo vivendo, appare un sano e speranzoso respiro lungo. Molte cose ancora sono top secret, i nomi dei vari curatori per esempio, però sappiamo già che ci saranno oltre 700 metri quadri dedicati alle esposizioni, una sala dedicata unicamente alla collezione di famiglia, ed alcune sale dedicata anche alla vendita. Sempre Jacorossi racconta infatti che nelle sue intenzioni c’è quella di di portare curiosità ed interesse tra un pubblico romano di addetti ai lavori e non, che appare oramai piuttosto svogliato e disincantato. E perché no anche di aumentare il collezionismo.
Lo spazio sarà anche altro, ovviamente. C’è infatti una grande sala che sarà appannaggio di un ristornate ai cui fornelli vedremo uno chef di grande fama- top secret anche questo-, una terrazza dove gustare aperitivi, un Wine Bar. Ci saranno poi eventi, laboratori, conferenze. Insomma, le opportunità ci sono. Adesso tocca solo aspettare qualche mese. (Sabrina Vedovotto)