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Ad aprire il fuoco è Martin Kemp, storico dell’arte oxfordiano e tra i principali studiosi di Leonardo da Vinci, che attacca la National Gallery di Londra, colpevole di una sospetta leggerezza nell’attribuzione della Madonna Litta, opera che il museo inglese chiese all’Hermitage di San Pietroburgo, per “Leonardo da Vinci: Painter at the Court”, mostra blockbuster del 2011-2012, dedicata al genio italiano.
Secondo Kemp, che nel 1989 curò un’altra famosissima mostra di Leonardo, sempre a Londra, l’opera sarebbe stata realizzata da Giovanni Antonio Boltraffio, un allievo, su progetto del maestro e, aggiunge lo studioso, i curatori della National Gallery non potevano non esserne a conoscenza. Fino al XIX Secolo, l’opera rimase in possesso della nobile famiglia milanese dei Litta e, nel 1865, fu acquistata dallo zar Alessandro II, entrano nella collezione del museo a russo. Nel 2003 fu anche esposta a Roma, nelle sale del Quirinale e nel catalogo pubblicato per l’occasione, a cura di Tatiana Kustodieva, curatrice dell’Hermitage, si fa esplicito riferimento alla netta impronta del maestro toscano.
E Kemp si scaglia proprio contro Kustodieva che, nel catalogo della mostra londinese, ribadì la sua posizione, scrivendo di prove indiscutibili della paternità leonardesca, datandola al 1491-95, con il tacito avallo della National Gallery che, infatti, come tale segnalo l’opera. Nella sua introduzione, il curatore della National Gallery, Luke Syson, attualmente al Metropolitan di New York, ammise la possibilità di opinioni divergenti sulla Madonna Litta ma evitò di esprimere la propria posizione. In ogni caso, la mostra, alla quale fu esposto anche il Salvator Mundi dei record, fu un incredibile successo, facendo registrare la cifra record di 324mila visitatori.